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La vita davanti. Storie di ragazzi con SM ai tempi del Coronavirus #4

Ci sono ragazzi, alcuni minorenni, altri arrivati da poco alla maggiore età, cui è stata diagnosticata la sclerosi multipla in età “pediatrica”. Come hanno vissuto, loro, la lunga quarantena? E come stanno vivendo questi primi giorni di ripresa della vita sociale? Con quali preoccupazioni, con quali fatiche, con quali risvolti positivi, se ci sono stati? Siamo andati a cercare questi ragazzi, con il consenso dei genitori. Ecco cosa ci ha raccontato Isabella.

23/05/2020

«Ho vent’anni e una grande voglia di tornare a passare le giornate fuori casa».

Isabella ha avuto la diagnosi di SM da ragazza. Ora ha vent’anni, vive in provincia di Torino e sta terminando la laurea triennale. Ci racconta le fatiche e i desideri che la quarantena ha scritto nelle sue giornate.

«Andavo all’Università, Veterinaria. Questo sarebbe stato il mio ultimo semestre. Finisco in un modo un po’ triste: non vedrò più le mie amiche. Gli animali, chiaramente, vanno curati in presenza, e anche per questo abbiamo avuto problemi con le esercitazioni. Ma non riprenderemo. Niente più lezioni, solo esami. Vengo da una delusione: ne ho appena dato uno, mi hanno bocciato. Eppure mi ero preparata anche bene durante questa quarantena, poi mi bocciano e ci resto un po’ male».

 

Ecco, la quarantena: come l’hai vissuta, esame a parte?

«Male, come tutti. Mi è mancata tanto la possibilità di andare all’Università, mi sono mancate le persone, gli incontri. Prima ero sempre fuori. Poi sono due mesi che non vedo il mio ragazzo: ci vediamo con lo smartphone ma non è per niente la stessa cosa».

 

Per fortuna ora è iniziata la fase 2 …

«E sì, ora finalmente possiamo ricominciare a vederci, anche se non abitiamo tanto vicino. Certo, userò la mascherina, guanti. Poi, per andare da lui, dovrò prendere il treno e, sai com’è, un po’ di ansia per l’uscita c’è. Nella quarantena non sono quasi mai uscita: a volte mi sono alternata qualche volta nella spesa con mia mamma, anche se di solito preferisce uscire lei per questi compiti».

 

Che clima trovi, quando esci? Le persone come le vedi?

«Mah, quello che vedo mi lascia un po’ “basita”. Ho incontrato tante persone che mi sembra non abbiano capito la gravità della situazione: gente che usciva, senza mascherine, senza distanze di sicurezza. Non so se proprio non hanno capito o se ne fregano. Ho visto anche quelle persone che hanno postato storie durante la fase 1: magari facevano vedere che erano in giro, chi vedeva gli amici, chi vedeva i fidanzati. E mi veniva un po’ il nervoso: noi relegati in casa da due mesi e loro belli tranquilli in giro, quasi soddisfatti di infrangere le regole, fregandosene di potere essere propagatori asintomatici del contagio. Dobbiamo darci tutti una mano, davvero, o non ne usciremo».

 

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Questa storia fa parte di una serie di storie, un “giro” d’Italia di racconti  per ‘condividere’ cosa significhi vivere l’emergenza sclerosi multipla nel tempo dell’emergenza Coronavirus. 

Per trasformare poi le nostre storie individuali in una storia nuova per tutti, #insiemepiù forti  vuol dire anche “DONA ORA”. Diciamolo, a tutte le persone con cui siamo in contatto: donare ora ad AISM trasforma la debolezza in forza, l’emergenza in un nuovo inizio.