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«Libera di sognare»

Nadia Fario, atleta paralimpica padovana, ha vinto il titolo di campionessa italiana nella specialità di pistola 10 metri donne P2 - Sh1: «quando sparo mi sento libera da tutto», ci racconta. Nadia ha la SM ed  è molto legata ad AISM e al Servizio riabilitativo di Padova.

17/12/2020

 

«Suona l’Inno di Mameli e tu sei lì, sul primo gradino del podio. Si sciolgono le tensioni, la foga agonistica, la concentrazione feroce che serve per vincere una gara di tiro a segno. E ti senti felice. Felice e leggera. Capisci che malgrado il Covid, malgrado l’immunodepressione che non dimentichi mai, puoi continuare a sognare».

 

Pensieri ed emozioni  di Nadia Fario, atleta padovana di 46 anni, che lo scorso 10 dicembre si è confermata campionessa italiana di tiro a segno nella pistola 10 metri, categoria donne SH1.

 

«Una vittoria particolare in un anno durissimo – confida -. Ho la sclerosi multipla e le terapie che la controllano mi rendono immunodepressa. Così sono sempre in allerta, sempre un po’ preoccupata, perché sono particolarmente esposta al rischio di infezioni e il Covid fa paura. Sto attenta, seguo le regole e finora non ho avuto nessun problema. Però sto vivendo, come tante persone, un periodo stressante e non riesco come vorrei a controllare la tensione in gara».

 

Se diamo un’occhiata alla classifica finale, quella di Nadia è stata una vittoria netta, altro che stress incontrollabile: nelle sei manche ha totalizzato 549 punti su 600, mentre la seconda classificata si è fermata a 538 punti e la terza a 531. Un successo meritato, che ripaga l’impegno di tanti giorni passati ad allenarsi: «Questi campionati italiani, organizzati in totale sicurezza, sono stati una soddisfazione grande. Hanno ripagato il sacrificio fatto durante il lockdown, i tanti allenamenti per conto mio, gli spari sul muro».

 


La premiazione

 

Soprattutto, è il successo di un’atleta che spara da sola ma è consapevole di non avere vinto da sola: «Tutto questo è il risultato di tante persone che mi sono accanto: l’AISM con la fisioterapia costante, il poligono della mia squadra, TSN Padova, che mi ha autorizzato ad entrare da sola, anche quando aveva riaperto a tutti, per tutelarmi dal rischio Covid, mio marito che mi sopporta e mi supporta, il mio allenatore. E mi hanno aiutato anche le gare ‘virtuali’ che la federazione ha organizzato per noi: ognuno nel suo poligono di tiro, ci siamo sfidati … su zoom. La vittoria ai campionati, insomma, è un po’ di tutti, soprattutto in un momento come questo, dove è chiaro che si esce vittoriosi solo insieme».

 

Ogni volta, in una mattina qualunque come nel giorno dei campionati italiani, a vincere è la libertà e l’assoluta bellezza dell’attimo, del presente, quasi senza passato e senza futuro. Ed è la medaglia più importante: «Anche il giorno in cui stai un po’ male, quando prepari la carrozzina e la pistola per metterti davanti al muro a sparare, ti senti libera anche dalla sofferenza. Una bella liberazione. Una bella gioia. E un divertimento. Ti isoli e ci sei solo tu con la tua pistola. Quello che è successo prima non c’è più, non conta più, conta solo quello che sta succedendo in quel momento».

 

Però poi, uscita dal poligono di tiro, scesa dal podio, Nadia inizia subito a guardare avanti. Sa che continuare a sognare vuol dire, sempre, ricominciare: « Anche dopo questa gara, come per tutte le altre che ho affrontato, cerco di guardare a cosa ho imparato, cosa ho fatto al top e cosa ho fatto meno bene. Nella vita c’è sempre da imparare. Questa volta mi ero allenata per essere più decisa quando alzo il braccio, per riuscire a tenere un ritmo costante per non lasciarmi scoraggiare dal colpo non perfetto. E ci sono riuscita. Ma ora, con il mio allenatore Roberto Di Donna, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Atlanta '96, abbiamo visto che devo ancora migliorare la stabilità del mio braccio: questo è un punto di crescita. Piccoli cambiamenti, magari, ma che ti danno ulteriore sicurezza fisica e mentale per la prossima gara. La disputerò probabilmente a febbraio in Finlandia».

 


La gara che ha dato il titolo italiano a Nadia (al centro)

 

Ecco il punto: anche nell’anno del Covid-19, Nadia vince perché non si lascia scoraggiare dalla paura e perché scesa dal podio ricomincia a coltivare la voglia di imparare, il desiderio di futuro: «Ora punto a vincere alle prossime Olimpiadi. Nessuno va alle Olimpiadi per arrivare a metà classifica: tutti andiamo per arrivare su uno dei tre gradini del podio. Ma devo lavorare ancora un po’, sia fisicamente che mentalmente. Sicuramente, per questo, devo chiedere aiuto anche all’AISM, al Servizio riabilitativo di Padova, alla mia fisioterapista. Loro, per me, sono determinanti».

 

L’ultimo colpo di Nadia, che centra in pieno il bersaglio è nella capacità di chiedere aiuto. La strada che porta lontano si percorre insieme, con il coraggio di chiedere aiuto e con il legame vivo con AISM.

 

E noi di AISM, Nadia, siamo tutti con te, grazie perché vinci insieme a tutti noi.