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13/11/2013

Newsletter MSIF - news dalla ricerca (novembre 2013)

 

26 novembre 2013

 

Comunicazione della diagnosi di SM sul posto di lavoro e mantenimento dell’occupazione lavorativa.

Le cause di disoccupazione per le persone con SM sono molteplici, complesse e interattive, che coinvolgono sintomi fisici della SM, fattori collegati alla malattia come il tipo di SM e la durata di malattia e fattori demografici come la valutazione soggettiva dei dipendenti della misura in cui i sintomi della SM sono percepiti come problematici nel posto di lavoro. Per molte persone con SM che lavorano, la scoperta della loro diagnosi al lavoro è considerata come una strategia ad alto rischio che può portare ad un cambiamento nella percezione della loro capacità da parte dei  colleghi. In questo studio i ricercatori hanno analizzato, valutando statisticamente, la relazione tra comunicazione della diagnosi al lavoro e il mantenimento dell’occupazione lavorativa.

Questo ha comportato tre grandi indagini, che hanno incluso un totale di 1.438 persone, e hanno esaminato la relazione tra la comunicazione della diagnosi al lavoro e lo status occupazionale.

I risultati hanno dimostrato che le persone che hanno comunicato la loro condizione di SM ad un datore di lavoro erano più propensi a rimanere nel mondo del lavoro dopo 3 anni. L'effetto della divulgazione della diagnosi nel predire lo stato occupazionale è rimasto invariato dopo il controllo statistico di età, sesso, ore lavorate e livello di disabilità. Pertanto, questo mette in evidenza il ruolo positivo di comunicare la diagnosi nel mantenimento dello stato lavorativo.

Questi risultati forniscono informazioni positive e incoraggianti per i servizi di riabilitazione professionale coinvolti nella consulenza dei dipendenti con disabilità quando si esaminano i costi e i benefici della comunicazione della diagnosi.

Disclosure of diagnosis of multiple sclerosis in the workplace positively affects employment status and job tenure.

Kirk-Brown A, Van Dijk P.Mult Scler. 2013 Nov 21. [Epub ahead of print]

 

Risonanza magnetica in modelli sperimentali per valutare lo sviluppo di farmaci per la SM

C'è una crescente varietà di trattamenti disponibili per la SM e la Risonanza Magnetica (RMI) è uno dei principali strumenti utilizzati per valutare in studi clinici la loro efficacia sulla SM.

Questo interessante articolo di revisione ha analizzato come le immagini RM sono state utilizzate in una vasta gamma di modelli sperimentali per valutare potenziali terapie per la SM, oltre alla possibilità di incorporare la RM in studi preclinici. Introducendo la RM in studi preclinici, potrebbe migliorare il disegno dei trial clinici. Utilizzando la RM nel testare nuove terapie in modelli sperimentali di SM, si potrebbe monitorare i cambiamenti di RMI e correlarli a specifici cambiamenti nei tessuti, come la remielinizzazione. Oltre a questo, gli studi con RMI riguardanti nuove terapie potenziali per la SM in modelli sperimentali dovrebbero essere effettuati idealmente prima degli studi clinici di fase I in modo che gli effetti dei farmaci sulla metrica RMI siano conosciuti prima di essere applicati nella popolazione umana SM. Il modello della lisolecitina può essere molto utile per testare agenti remielinizzanti che alterano gli oligodendrociti in assenza di distruzione dei linfociti.

Using magnetic resonance imaging in animal models to guide drug development in multiple sclerosis

Nathoo N, Yong VW.Mult Scler. 2013 Nov 21. [Epub ahead of print]

 

 

19 novembre 2013

 

Valutazione della sicurezza cardiaca durante l'inizio del trattamento con fingolimod nella SMRR
Questo studio pilota ha analizzato la sicurezza e la tollerabilità a breve termine del fingolimod in 2.282 persone con SMRR di cui il 94% ha completato lo studio. Sono state incluse persone  con patologie cardiache pre-esistenti o reperti cardiaci di base (PCC), così come quelli che utilizzavano beta-bloccanti (BB) e/o calcio-antagonisti (CCB). Utilizzando un elettrocardiogramma, sono stati monitorati la frequenza e la conduzione cardiaca per almeno 6 ore dopo la somministrazione della prima dose di farmaco.I ricercatori Hanno osservato che la somministrazione iniziale di fingolimod era associata ad una riduzione transitoria per lo più asintomatica della frequenza cardiaca. Una bradicardia è stata rilevata nello 0,6% delle persone e avveniva più frequentemente nelle persone che erano in trattamento con BB o CCB. La maggior parte degli eventi sono stati asintomatici e recuperati senza intervento farmacologico. L'incidenza del blocco atrioventricolare (A-V) di II grado tipo I e blocco A-V 2:1 tipo a conduzione costante (il blocco AV è un difetto di  conduzione tra l'atrio ed i ventricoli) è stata maggiore nei pazienti con PCC (4,1% e 2%) rispetto a quelli senza PCC (0,9% e 0,3%) a 6 ore dopo la dose. Allo screening pre-dose, i pazienti con PCCs avevano la stessa incidenza del 4,1%, di blocco A-V di secondo grado di tipo I, con un lieve aumento di incidenza del 0,7%di blocco A-V 2:1, rispetto a quello di 6 ore dopo la dose. Questi risultati sono simili ai precedenti studi controllati, anche dopo aver incluso i pazienti con PCC.
Assessment of cardiac safety during fingolimod treatment initiation in a real-world relapsing multiple sclerosis population.Gold R, Comi G.J Neurol. 2013 Nov 13. [Epub ahead of print]

 

 

Studio dell’impatto a lungo termine di interferone beta-1b nella CIS
Questo è uno studio con un follow-up di 8 anni che ha analizzato l’impatto a lungo termine di interferone beta-1a (IFNB1b) in persone con sindrome clinicamente isolata (CIS). Nella parte iniziale di questo studio controllato con placebo, le persone sono state randomizzate a ricevere 250 μg IFNB1b o placebo sottocutaneo ogni due giorni. Dopo due anni o dopo la diagnosi di SM clinicamente definita, è stato offerto ai  partecipanti di entrare a far parte di uno studio in aperto con trattamento con IFNB1b per un periodo massimo di cinque anni. Successivamente, gli stessi pazienti sono stati arruolati in uno studio di estensione osservazionale per un massimo di 8,7 anni. I risultati hanno dimostrato che le persone che fin dall’inizio sono state randomizzate a ricevere IFNB1b avevano un rischio ridotto di sviluppare la SM clinicamente definita del 32,3% durante il periodo di osservazione di 8 anni, un tasso annualizzato di ricadute ridotto e un tempo mediano più lungo per arrivare alla SM clinicamente definita di 1345 giorni. Il punteggio medio EDSS era 1.5 e gli outcome cognitivi rimanevano più alti nei pazienti trattati precocemente con IFNB1b. Questo studio di 8 anni di follow-up fornisce ulteriori prove a sostegno dell'uso di IFNB1b in persone con un primo evento infiammatorio indicativo di SM.
Long-term impact of interferon beta-1b in patients with CIS: 8-year follow-up of benefit. Edan G, Kappos L .J Neurol Neurosurg Psychiatry. 2013 Nov 11. doi: 10.1136/jnnp-2013-306222. [Epub ahead of print]

 

 

Trattamento per migliorare la capacità di apprendimento nella sclerosi multipla
Questo studio doppio cieco, controllato con placebo, randomizzato, ha valutato l’efficacia della tecnica di memoria denominata modified Story Memory Technique-mSMT. Si tratta di un intervento comportamentale a contesto didattico di 10 sessioni e di immaginazione per migliorare la capacità di apprendimento e memoria in soggetti con SM. Lo studio ha incluso 86 soggetti con SM clinicamente definita, di cui 41 nel gruppo di trattamento e 45 nel gruppo placebo. Di base, le persone hanno ricevuto una valutazione neuropsicologica completa, che ha incluso una valutazione della memoria quotidiana, una ripetuta valutazione post-trattamento e una valutazione di follow-up a lungo termine 6 mesi dopo il trattamento. Quando la fase di trattamento è stata completata, le persone nel gruppo di trattamento sono state assegnate o a sessioni supplementari o a nulla, per vedere se sessioni supplementari mensili possano contribuire agli effetti del trattamento nel tempo.

I risultati hanno mostrato che il gruppo di trattamento aveva un significativo miglioramento della curva di apprendimento rispetto al gruppo placebo di post-trattamento. Lo stesso risultato è stato ottenuto con misure oggettive della memoria quotidiana, e con misure riportate di generale appagamento personale, e dal rapporto da parte della famiglia di apatia e disfunzioni esecutive. I dati di follow-up a lungo termine hanno dimostrato che il beneficio osservato nel gruppo di trattamento ha continuato ad essere annotato sulla lista di apprendimento e su misure auto-riferite.
An RCT to treat learning impairment in multiple sclerosis: The MEMREHAB trial Chiaravalloti ND, Moore NB, Neurology. 2013 Nov 8. [Epub ahead of print]

 

13 novembre 2013

 

Fattori di rischio genetico della SM ad esordio pediatrico
Sono stati identificati 57 loci genetici in persone adulte con SM in uno studio di genetica Genome-Wide (GWAS). Questo studio ha analizzato se questi loci erano associati ad un rischio di esordio pediatrico della SM e se potevano essere utili per predire le diagnosi di SM in bambini che presentano sindromi demielinizzanti acquisite (ADS). Questo studio ha analizzato 188 bambini con ADS di cui 53 hanno ricevuto diagnosi di SM, 466 persone con esordio SM in età adulta e 2046 controlli sani adulti. L’effetto genetico è stato calcolato utilizzando i punteggi di rischio genetico ponderati (weighted Genetic Risk Scores, wGRS).

I risultati hanno mostrato che la media del punteggio wGRS era significativamente maggiore per le persone con esordio pediatrico di SM rispetto a coloro che presentavano ADS e ai controlli. Inoltre, non c’erano differenze tra soggetti con ADS e controlli. Se venivano inclusi il sesso e HLA-DRB1*15 ai 57 loci genetici, veniva incrementata l’abilità di discriminare tra bambini con SM e ADS. Perciò questi 57 polimorfismi a singolo nucleotide (SNP), associati ad un esordio adulto di SM ,conferiscono anche un aumento del rischio all’esordio SM pediatrico ma non all’ADS.
Risk genes associated with paediatric-onset MS but not with monophasic acquired CNS demyelination. van Pelt ED, Mescheriakova JY Neurology. 2013 Nov 6. [Epub ahead of print

 

Analisi dell’associazione tra SM e neuropatia ottica ereditaria di Leber
La malattia di Harding è definita dall’associazione della sclerosi multipla con la neuropatia ottica ereditaria di Leber (LHON) che si presentano insieme nello stesso individuo. Questo studio ha valutato in una coorte inglese, se l’associazione tra queste due condizioni avviene per caso oppure se le due malattie sono meccanicamente collegate, analizzando la prevalenza di casi SM che hanno anche mutazioni del DNA mitocondriale (mtDNA) che causano la LHON. I nuovi casi trovati sono stati confrontati con casi già presenti in letteratura di persone con SM con mutazioni LHON del mtDNA, per trovare evidenze di associazione genetica. I ricercatori hanno trovato 12 nuovi casi e 44 descritti in letteratura. Caratteristiche tipiche della neuropatia di LHON includevano la mancanza di dolore oculare e una scarsa prognosi visiva, che è inusuale per la neurite ottica associata alla SM.

Nel complesso il numero di casi LHON-SM era nel range predetto dal caso di avere la SM insieme a mutazioni del DNA mitocondriale che causano la LHON. Comunque le risultanti malattie avevano un fenotipo distinto indicando un’interazione meccanicistica. Questo studio dimostra che, mentre non viene dimostrata un’associazione tra SM e LHON derivante da in questi dati, coloro che avevano  LHON-MS presentavano  un decorso SM più aggressivo.
] Clinical features of MS associated with Leber hereditary optic neuropathy mtDNA mutations. Pfeffer G, Burke A.2013 Nov 6. [Epub ahead of print]

 

Batteria computerizzata di test cognitivi nelle persone con diverse forme di SM
Questo studio ha esaminato una breve, batteria computerizzata di test di 20 minuti per rilevare le differenze cognitive tra 42 soggetti con sindrome clinicamente isolata (CIS), 44 soggetti con SM recidivante-remittente (SMRR), 14 con SM primariamente progressiva (SMPP) e 37 con sclerosi multipla secondaria progressiva (SMSP). I test cognitivi includevano: il test di Stroop, il SDMT, il test PVSAT (Paced Visual Serial Addition Test) a 4 e a 2 secondi e l’indice di velocità cognitiva, ricavato sottraendo il tempo di reazione semplice dal tempo di reazione di scelta. Hanno trovato differenze significative tra i gruppi in tutti test cognitivi effettuati, escluso il test PVSAT a 2s. Le persone con SMSP sono risultate più compromesse nei test cognitivi, i soggetti CIS invece erano meno compromessi, mentre SMRR e SMPP presentavano alterazioni simili. Pertanto questa batteria computerizzata di test è risultata relativamente veloce e facile da somministrare e pertanto con possibilità di essere utilizzata in ambiente clinico.
Detecting cognitive dysfunction in a busy multiple sclerosis clinical setting: a computer generated approach. Lapshin H, Audet B.Eur J Neurol. 2013 Nov 7. doi: 10.1111/ene.12292. [Epub ahead of print]

 

 

 

5 novembre 2013

 

Valutazione del test Timed 25-Foot Walk
Questo studio ha valutato la significatività del test Timed 25-Foot Walk (T25FW) in 159 persone con SM. Il T25FW è stato associato ad attività di vita reale, all'indipendenza funzionale, a misurazioni fisiologiche di deambulazione e alla progressione della malattia. Le misure standard candidate di T25FWT sono state quindi validate prospettivamente in 95 soggetti utilizzando 13 misure di deambulazione, abilità cognitive, outcome riportati dalle persone e tomografia a coerenza ottica. Un T25FWT da 6 a 7,99 secondi, nelle persone, è stato associato a un cambiamento di occupazione lavorativa a causa della SM, invalidità professionale, deambulazione con un bastone e bisogno di aiuto nelle attività fondamentali della vita quotidiana. Mentre un T25FWT maggiore o uguale a 8 secondi è stato associato ad una maggiore richiesta di assistenza sanitaria, a camminare con un deambulatore e, inoltre, le persone non erano in grado di fare le attività fondamentali della vita quotidiana. Questo studio dimostra due misure standard significative di T25FW di ≥6 secondi e ≥8 secondi. Ulteriori studi sono necessari per confermare la rilevanza clinica di queste misure standard per verificare se vi possono essere punteggi addizionali compresi tra quelli di 6 secondi e quelli di 10 secondi proposti.
Clinically meaningful performance benchmarks in MS: timed 25-foot walk and the real world Goldman MD, Motl RW. Neurology. 2013 Oct 30. [Epub ahead of print]


Conseguenze funzionali della presenza del gene di suscettibilità della SM TNFRSF1A
In questo studio prospettico i ricercatori hanno raccolto i dati di 772 persone con SM per analizzare il ruolo dell’allele di suscettibilità della SM (rs1800693G), trovato nel locus del gene del recettore del fattore di necrosi tumorale della superfamiglia 1A (TNFRSF1A), sia sul decorso di malattia che sulla risposta ai trattamenti. Sono stati analizzati i campioni di siero per gli effetti di rs1800693G e un altro allele, R92Q, nelle funzioni immunitarie. L’allele rs1800693G non è risultato influenzare i marcatori clinici o radiografici del decorso di malattia e la riposta ai trattamenti. Mentre a livello molecolare questo allele di suscettibilità generava una un RNA più corto del normale, che mancava della parte di sequenza che produce la parte di proteina che ancora il recettore TNFRSF1A alle cellule. L’allele ha mostrato di cambiare lo stato dei monociti, che presentavano una maggiore risposta trascrizionale di alcuni geni implicati nella risposta a TNF-alfa. Gli autori hanno visto che l’attivazione della via di segnale indotta da TNF-alfa determinava un’alterazione nell’espressione di altri 6 geni di suscettibilità della SM, non noti per essere regolati da TNF-alfa. Questo studio dimostra che il gene suscettibile della SM, rs1800693G, colpisce l'entità delle risposta dei monociti alla stimolazione di TNF-α. Clinical relevance and functional consequences of the TNFRSF1A multiple sclerosis locus Ottobini L, Frolich IY Neurology. 2013 Oct 30. [Epub ahead of print] Infiammazione nelle meningi di persone con SM secondariamente progressiva E’ stato osservato che nelle leptomeningi di persone con SM secondariamente progressiva (SMSP) si verifica un’estesa infiammazione. Questa infiammazione è associata con un aumento di demielinizzazione sub-piale, perdita neuronale e progressione della malattia. Non si sa perché questo avviene, così questo studio ha analizzato la possibilità che la produzione di citochine proinfiammatorie nelle meningi possa svolgere un ruolo chiave in questo processo. I ricercatori hanno realizzato un modello sperimentale di demielinizzazione corticale sub-piale della sostanza grigia, inoltre, hanno analizzato i livelli del fattore di necrosi tumorale, TNF e dell’ interferone gamma nel fluido cerebrospinale e nel tessuto cerebrale delle leptomeningi in campioni post-morte di persone con SM. I ricercatori hanno trovato una maggiore espressione delle citochine proinfiammatorie TNF e interferone gamma nelle meningi di persone con SMSP. Inoltre, nel modello sperimentale di SM hanno osservato un’estesa demielinizzazione sub-piale e un infiltrazione di linfociti dopo aver iniettato TNF e interferone gamma. Questo studio dimostra il ruolo di molecole pro-infiammatorie nelle meningi, coinvolte nella demielinizzazione corticale nella SM.
Cortical grey matter demyelination can be induced by elevated pro-inflammatory cytokines in rats Gardner C, Magliozzi R. Brain. 2013 Oct 30. [Epub ahead of print]