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«Ripartire, insieme, anche sotto la pioggia»

L’esperienza di Annalisa Baraldo, “sclerobiker” di 39 anni che partecipa alla “staffetta tricolore” di 52 atleti paralimpici e 3000 chilometri per portare la voglia di rinascita in tutta Italia

18/06/2020

Trentanove anni, con una diagnosi di sclerosi multipla avuta nel 2017, Annalisa Baraldo è una “sclerobiker”, una ciclista con sclerosi multipla di “Obiettivo3”, il progetto creato da Alex Zanardi per coinvolgere le persone con disabilità nella passione per lo sport. Lunedì 15 giugno è partita con la sua bicicletta da Arquà Petrarca (Padova) e ha pedalato per 70 chilometri, sotto l’acqua, fino a Copparo (Fe), in Emilia Romagna: era una delle tappe della “staffetta rossa” di “Obiettivo Tricolore”, l’iniziativa che vede oltre cinquanta atleti paralimpici, tra i quali lo stesso Alex Zanardi, passarsi di mano in mano il testimone lungo tutta l’Italia.

 

Il giorno dopo la tua partecipazione alla staffetta di “Obiettivo Tricolore”, Annalisa, come ti senti?

Contentissima. Ha piovuto tutto il tempo, praticamente per tutti i 72 Km da Arquà Petrarca a Copparo …

Contentissima perché hai preso sempre acqua?

Meglio l’acqua che il caldo. Poi avevo con me tre “cavalieri” e si sono prodigati per proteggermi: se stai dietro qualcuno prendi sempre un po’ meno acqua e vento. Sono stati meravigliosi.

Con chi hai corso?

Con me c’erano Enrico Toson, un altro ciclista con SM, Massimo Salmaso, mio compagno di squadra (AMNIL Sport Italia) e Alessandro Fabian, otto volte campione italiano di triathlon.

Una bella compagnia. Qual è il messaggio che volete lasciare come testimone ai cittadini dell’Italia intera?

Vogliamo dare un messaggio di ripartenza e di rinascita. Noi tutti di Obiettivo 3, chi con una malattia, chi con un incidente, abbiamo avuto uno sgambetto dalla vita. In questi mesi la vita ha fatto uno sgambetto a tutta l’Italia. E allora proprio noi volgiamo dimostrare che si può ripartire e andare di nuovo alla grande.

E il messaggio arriva?

Nella mia tappa alla partenza c’era anche il sindaco, c’erano persone e abbiamo toccato con mano che il messaggio arriva. Siamo un paese di persone che sanno rialzarsi e ripartire.

Spieghiamo a chi non lo sapesse come funziona questa staffetta tricolore?

Venerdì 12 giugno è partita da Luino, sul lago Maggiore, la “staffetta verde”, che percorre tutta la Lombardia, passa in Emilia e arriva in Toscana. Sabato 13 è partita invece la "staffetta rossa" da Levico Terme in Trentino; è passata in Friuli ed è arrivata in Veneto, dove ho preso il testimone. Anche questa nostra staffetta arriverà a Firenze, in Piazza della Signoria. La terza staffetta, quella "bianca", è partita da Saluzzo, in provincia di Cuneo, passa per Genova e il Ponte Morandi, fino a sbarcare in Toscana, dove i tre percorsi si congiungono il 18 giugno. Poi dal 19 giugno, riuniti i testimoni e, idealmente, i tre colori della bandiera, la staffetta riprende il viaggio verso il Lazio, valicando gli Appennini, fino ad arrivare a Santa Maria di Leuca, in fondo alla Puglia. In totale verranno percorsi 3mila chilometri da 52 atleti paralimpici».

 

Parliamo di ripartenza: anche tu ti sei fermata nel lockdown?

Sono rimasta a casa, ma non sono rimasta ferma. Per fortuna la bici può essere messa sui rulli e così si può continuare a pedalare anche all’interno. Lo facciamo di solito d’inverno, questo è stato un inverno lunghissimo, non potere mai uscire era difficile. Ma la tecnologia e il gruppo degli sclerobikers sono stati preziosi: abbiamo fatto tantissimi allenamenti ‘di gruppo’ in video connessione. Al di là delle gare – tutte sospese, sinora - il gruppo è nato anche come strumento di sostegno reciproco. Ci sono giorni sì e giorni no, ed è sempre importante avere vicino delle persone che vivono la tua stessa situazione e ti capiscono al volo.

Siete un po’ come dei tutor della vita gli uni per gli altri …

A volte, tra noi ci sono dei giovani neodiagnosticati, e magari tendono ad attribuire ogni minimo disturbo alla SM e a buttarsi giù di morale. Se incontrano qualcuno che ci è già passato, che minimizza un po’ e li tranquillizza, cambia il modo di affrontare le cose anche per loro. Sembrano cose piccole, ma sono importanti.

 

Come sei entrata negli “sclerobikers” di Obiettivo 3?

Ho conosciuto Alex Zanardi esattamente due anni fa. Quando ho avuto la diagnosi definitiva non mi sembrava possibile rinunciare allo sport. Io avevo sempre corso a livello amatoriale. Solo che erano intervenuti problemi di sensibilità ai piedi, mi ero rotta legamenti e caviglia e allora cercavo un’alternativa per restare ‘in pista’. Ho saputo che Obiettivo 3 proponeva un giorno di “reclutamento” di atleti con disabilità a Padova, mi sono presentata e mi hanno proposto di iniziare ad andare in bici. Ho subito accettato. Nel gruppo siamo ormai una dozzina di ciclisti con sclerosi multipla.

Caspita, e correte tutte le gare del circuito paralimpico nazionale e internazionale?

Ecco, questo è il punto critico. Nello sport paralimpico l’atleta viene “classificato” – così si dice – in base al livello delle sue abilità residue. Nel paraciclismo ci sono cinque categorie. Fino alla classificazione di Alessandro Cresti, nel 2018. non esisteva nessuna persona con SM che praticasse ciclismo paralimpico.  Solo che questa classificazione oggi vale solo in Italia. Possiamo correre le gare in Italia, ma non possiamo partecipare né ai mondiali né alle Olimpiadi. C’è Roberta Amadeo, ex Presidente Nazionale di AISM, che ha una classificazione internazionale, ma lei corre in handbike. Stiamo aprendo una strada, dentro il mondo delle persone con SM ma anche dentro il ciclismo paralimpico.

 

 

Quando non corri, Annalisa, che fai? Lavori?

Sì, lavoro all’Associazione Nazionale Comuni Italiani, ANCI, nella sede del Veneto. Ci lavoro ormai da 15 anni. Durante la quarantena dettata dal COVID-19 mi hanno permesso molto tranquillamente di lavorare da casa. Ora sto andando in sede due giorni alla settimana, l’ho chiesto io. Principalmente mi occupo dei ragazzi in servizio civile ed è importante per loro avere un riferimento che sia anche fisicamente presente. E poi non vedevo l’ora di tornare: appena hanno aperto la possibilità, sono andata.

Insomma, per lavorare o per andare in bici, l’importante è partire, uscire da casa, connettersi con gli altri.

Sì, è questo il messaggio che volevo, che volevamo arrivasse a tutta Italia anche con la nostra staffetta tricolore.

 

Allora grazie, Annalisa, a te e a tutti gli staffettisti di Obiettivo Tricolore: invece che stare fermi ad aspettare possiamo tutti ripartire, anche sotto la pioggia.

Assolutamente . Anzi … con il fresco si sta meglio e si arriva più lontano, insieme.