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«Riparto, con la mia moto e il mio spirito libero»

La storia di Alessio Murgia: l’anno scorso ha percorso 20.000 chilometri in moto fino a Capo Nord, lasciando la sua sclerosi multipla giù dalla sella. E ora, dopo il lockdown, è pronto a riprendere la strada.

08/07/2020

Ci sono sogni che non puoi rimandare, altri che non accettano di stare fermi dentro casa, perché muoversi vuol dire stare bene, con se stessi, con la vita, con la sclerosi multipla. Alessio Murgia, 34 anni, di Serramanna (provincia del Sud Sardegna) è, per sua stessa ammissione, «uno spirito libero». Tra pochi giorni, risalirà sulla sua amata moto per «girare tutto il perimetro delle coste sarde. Ci sono tantissime spiagge che non ho mai nemmeno visto».

 

Ci eravamo sentiti a inizio marzo, e stava progettando di andare in Islanda e alle Faroe, rigorosamente in moto e tenda da campeggio. Ora, ci dice «l’importante è ripartire, riprendere la moto, dove la mia sclerosi multipla non sale. È una percezione fortissima: la moto mi aiuta, lei è la mia “mototerapia”. Insieme al dimetilfumarato, che prendo da più di un anno e, da allora, ha mantenuto stabile la mia situazione. Certo, ci sono giorni sì e giorni no. Ma sono tutti giorni dentro cui viaggiare».

 

Ecco, questo per Alessio è il segreto cui aggrapparsi, sempre: non fare del limite un muro invalicabile, non fare della frontiera una gabbia, ma un territorio da attraversare: «sono sempre stato un vagabondo. Per molti anni ho lavorato sulle navi da crociera, ero primo ufficiale di sala macchine. Anche se di mare ne ho visto poco, dentro la sala controllo, ho girato il mondo. Anche prima di iniziare con le navi ero stato in Spagna, UK, Germania. Sono sempre stato un po’ cittadino del mondo».

Uomo di mare, Alessio trova la libertà autentica nel viaggiare senza troppi vincoli, nella natura, in sella alla sua moto. «È la mia passione: ne ho una da quando avevo 14 anni. E da ragazzino sognavo di andare in moto a Capo Nord».

 

A Capo Nord, alla fine, Alessio ci è stato, lo scorso anno, con un incredibile viaggio durato cento giorni. Ma prima di parlarne, bisogna fare un salto indietro di un altro anno: «dovevo partire per un lungo viaggio quella domenica 12 agosto 2018, con la mia compagna di allora. Al risveglio, quella mattina, sentivo un formicolio forte in tutto il corpo, con parestesie ovunque, dalla testa in giù. Sono andato al Pronto Soccorso: mi hanno subito ricoverato e sono stato in Ospedale una settimana».

 

Viaggio saltato, caparre perse, fatica, smarrimento, strade impreviste su cui Alessio ha dovuto viaggiare al buio per mesi: «All’inizio alcuni medici avevano parlato solo di un fenomeno passeggero, mi avevano parlato di sindrome clinicamente isolata. Dopo quella settimana sono tornato a casa totalmente sfasato. Per alcuni mesi sono andato avanti con ricadute, nuovi ricoveri, cicli di cortisone, rientro a casa. Sono tornato in Ospedale cinque volte, fino a quando a febbraio 2019 la neurologa ha ufficializzato la diagnosi di sclerosi multipla e mi ha proposto la terapia orale con dimetil fumarato. Io, dico la verità, me l’ero ‘puzzata’ da tempo, se posso dire così: qui in Sardegna la sclerosi multipla è di casa più che altrove».

 

Ma il viaggio più importante non era la sclerosi multipla, era la sua vita, la sua identità, chi era, chi voleva essere: «La notizia della SM è stata una scossa. Mi ha catapultato nei territori della paura, perché ci sono migliaia di casi completamente diversi,da persona a persona. E quando capita a te non sai come potrà andare. Poi mentre ero in Ospedale e facevo il cortisone entrava una signora in sedia  rotelle che mi diceva: “sino a tre mesi prima correvo e ora guarda come mi muovo”. E allora ho pensato: c…o, e se domani anche io mi ritrovo così? Che faccio nel frattempo, me ne resto fermo ad aspettare che mi capiti quello che non desidero?

 

Allora, fino a quando posso, voglio fare quello che ho sempre desiderato: un grande viaggio in moto. Me lo posso permettere? Sì. E allora oggi voglio partire. Poi domani ci penseremo. Ho immaginato il mio viaggio. Ho comprato un biglietto del traghetto fino a Genova, ho preso la mia tenda e il 24 maggio dell’anno scorso sono partito. Senza prenotare niente, con l’idea di lasciarmi guidare da quello che avrei incontrato. Da solo, perché nel frattempo con la mia compagna ci eravamo lasciati. Sono stato in giro cento giorni, ho attraversato sedici paesi, e sono arrivato a Capo Nord, come avevo sempre desiderato. In tutto ho percorso ventimila chilometri. Mai un momento di paura, tanti incontri sensazionali e, soprattutto, la sensazione di stare bene con me stesso».

 

 

Sembra incredibile, ma è vero: uno sa che ha la sclerosi multipla, prende la moto e parte. E, prima di tutto, oltre tutto quello che vede, dentro tutti gli incontri, trova se stesso, una persona che non sapeva di essere: «Non sapevo come avrebbe reagito il mio corpo ai viaggi, alla fatica, al caldo, allo stress. Era tutto nuovo. Ho pensato che partire sarebbe stato un buon modo per capire come sarebbe andato il mio corpo, la mia testa, tutto. Ho scoperto che sto bene e mi sento rilassato quando percorro anche trecento chilometri di fila in mezzo alle foreste, su strade sterrate. Non l’avevo mai provato. Non lo sapevo. Ho scoperto che se arrivo in un posto e mi sento bene ci posso stare anche una settimana e non un giorno solo, come avevo preventivato. Ho scoperto che sto bene nella natura, nel fresco, nella campagna. E che viaggiare solo non mi pesa ma, anzi, mi apre incontri inaspettati.

 

Ho trovato un ciclista francese che veniva a Capo Nord in bicicletta perché il lavoro lo stressava e aveva deciso di darci un taglio. E viaggiava con una radio, una vecchia cartina, niente smartphone, niente macchina fotografica, niente GPS. Ho incontrato due ragazze di 24 e 25 anni che stavano facendo il giro del mondo a piedi. Con loro siamo ancora in contatto, ora sono in Nuova Zelanda. Ho incontrato una coppia di italiani sull’Isola di Man, dove sono andato a vedere una corsa motociclistica cui avevo sempre desiderato partecipare dal vivo. Il posto preferito è stata la Norvegia, ci sono stato 30 giorni. Me ne sono innamorato. È natura pura. Quel viaggio mi ha cambiato. Dopo il viaggio è tornata un’altra persona. Anche per questo sto iniziando a scrivere un libro su questa grande avventura che ho vissuto».

 

Una persona diversa che continua ad amare le partenze. Lasciando la sclerosi multipla giù dalla sella. Ora, come per Alessio, anche per tutti noi è il momento di rimetterci in moto e riprendere il viaggio, dentro i nostri desideri, senza lasciarci frenare dalla paura. Per un passo o per mille chilometri non importa, purché sia oltre la porta dietro cui, a volte, siamo tentati di nasconderci. Buon viaggio a tutti!