Si chiama C1q (complement component 1q), è una proteina prodotta dalle cellule della microglia impazzite nelle forme di sclerosi multipla progressiva. Al punto che bloccandola è possibile arrestare anche lo stato infiammatorio e rallentare la progressione della malattia. Almeno nei modelli animali. Una speranza verso l'individuazione di nuovi possibili target terapeutici nella lotta alla sclerosi multipla. A raccontare tutto questo, sulla pagine di Nature, è il team di ricercatori guidati da Martina Absinta, ricercatrice presso il laboratorio di Neuroimmunologia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano guidato da Gianvito Martino. Absinta è tra i ricercatori sostenuti dall'ultimo bando della Progressive MS Alliance.
La scoperta di Absinta e colleghi è il punto di arrivo di una ricerca iniziata diversi anni fa negli Usa, focalizzata a individuare prima, e caratterizzare poi, i confini delle lesioni croniche infiammatorie tipiche della malattia. Alcune lesioni, infatti, sono in movimento, si espandono, allargandosi ed estendendo il danno neuronale. Cosa succede a livello molecolare in queste zone? Cè qualcosa che guida l'espansione di queste lesioni? E, soprattutto, è possibile arrestare il processo?
Una volta messo a punto un metodo per identificare le aree interessate, grazie all'uso non invasivo di un biomarcatore per risonanza magnetica in vivo, i ricercatori sono andati avanti caratterizzando il profilo molecolare delle cellule che si trovano ai margini di queste lesioni. Lo hanno fatto utilizzando una tecnica che consente di avere una istantanea delle proteine espresse da ogni singola cellula, come ha spiegato Absinta: «Il sequenziamento dell’RNA messaggero individualmente in ogni singola cellula è una tecnica innovativa: permette di identificare quali sono i geni maggiormente espressi in ciascuna e di raggruppare cellule con espressione simile in gruppi. Il risultato è una mappa estremamente dettagliata delle diverse cellule, della loro attività e delle loro interazioni lungo la periferia delle lesioni”.
In questo modo gli scienziati hanno identificato in modo particolare una proteina espressa dalle cellule della microglia (cellule normalmete con funzione immunitaria nei confronti del tessuto nervoso, ma alterate e che partecipano all'infiammazione nella sclerosi multipla). Quando la stessa proteina veniva inibita nel modello animale (topi con encefalomielite speriementale autoimmune), la malattia sembrava rallentare e l'infiammazione ridursi, indicandone un possibile ruolo terapautico: «La speranza è che l’inibizione di C1q possa rappresentare un approccio terapeutico nuovo per ridurre le lesioni croniche attive e fermare la progressione della disabilità nella sclerosi multipla» ha concluso la ricercatrice.
Referenza
Titolo: A lymphocyte-microglia-astrocyte axis in chronic active multiple sclerosis
Rivista: Nature
Autori: Martina Absinta, Dragan Maric, Marjan Gharagozloo, Thomas Garton, Matthew D. Smith, Jing Jin, Kathryn C. Fitzgerald, Anya Song, Poching Liu, Jing-Ping Lin, Tianxia Wu, Kory R. Johnson, Dorian B. McGavern, Dorothy P. Schafer, Peter A. Calabresi, Daniel S. Reich