La stanchezza e il senso di affaticamento, non solo fisico ma anche psicologico, sono tra i sintomi più comuni riferiti dalle persone con sclerosi multipla (SM). Spesso presente già dagli inizi della malattia, la fatica è una compagna scomoda di vita per circa il 90% delle persone colpite e non sempre è facile da gestire. Un aiuto, suggerisce oggi una ricerca pubblicata su Journal of Neurology Neurosurgery & Psychiatry, potrebbe arrivare dal cacao. O meglio da alcune sostanze contenute al suo interno: i flavonoidi, sostanze abbondanti in frutta e verdura, associate a proprietà antiinfiammatorie.
I risultati provengono da un piccolo studio clinico e sono preliminari, ma incoraggianti. Specialmente considerando che, se confermati, potrebbero aprire le porte a piccole raccomandazioni alimentari utili, economiche, sicure e probabilmente gradite nella gestione di un sintomo tanto diffuso così come tanto limitante. Da aggiungere a quelle già rivolte a chi soffre di sclerosi multipla per affrontare la sensazione di fatica e stanchezza: dalle tecniche di rilassamento, alla programmazione attenta delle cose da fare e dei momenti di riposo, all'organizzazione degli ambienti in cui si vive e lavora, agli esercizi e ai farmaci eventualmente.
Ma perché proprio il cacao? Alcuni indizi, ricordano gli autori, suggerivano che potesse avere dei potenziali benefici. Il consumo di cioccolato fondente per esempio sembra migliorare i sintomi di chi soffre di sindrome da stanchezza cronica, e il cacao pare migliorare la qualità del sonno e ridurre la stanchezza.
Gli scienziati guidati da Shelly Coe della Oxford Brookes University hanno cercato di capire se il cacao potesse essere utile anche nella gestione della fatica nelle persone con SM e hanno così arruolato 40 persone con sclerosi multipla (forme recidivanti-remittenti da poco diagnosticate), distribuendole in due diversi gruppi. In uno i partecipanti consumavano una tazza di cacao ad alto contenuto di flavonoidi al giorno, nell'altro una tazza di cacao a basso contenuto di flavonoidi. Queste sostanze, scrive Paolo Ragonese dell'Università di Palermo in un editoriale che accompagna lo studio, sono state associate a livello epidemiologico a un aumento della longevità e a una minore incidenza di patologie cardiovascolari, nonché ad effetti positivi sul microbioma e ad attività anti-inifammatoria e anti-ossidante in vitro.
La durata dello studio è stata di sei settimane. In questo periodo i partecipanti non dovevano modificare il resto della dieta ma solo prestare attenzione a non mangiare e bere o prendere medicine nella mezz'ora successiva la tazza di cioccolata. Prima, durante e dopo le sei settimane, i ricercatori hanno registrato le sensazioni di fatica e affaticamento dei partecipanti in diversi modi, per esempio tramite questionari compilati direttamente dalle persone con SM, monitorando l'attività fisica con un contapassi o registrando le velocità di camminata e distanze percorse in un tot di tempo.
È così emerso che il cacao ricco di flavonoidi si associa a piccoli miglioramenti. In particolare, in 11 di coloro che avevano bevuto cioccolata si era avuto un miglioramento nei sintomi legati alla fatica, in 8 nell'altro gruppo. I primi inoltre riuscivano a stancarsi meno, riuscendo a camminare di più in un tempo prestabilito. E ancora: in chi aveva assunto cacao con più flavonoidi miglioravano anche i sintomi dolorosi.
Si tratta, per ora di indizi. Gli stessi autori specificano come sia necessario indagare più a fondo, e su numeri più grandi, i possibili meccanismi antiinfiammatori dei flavonoidi e il loro potenziale utilizzo come arma in più nella lotta alla stanchezza nelle persone con SM, combinati ad altre strategie di intervento. Quel che appare certo è che una piccola accortezza nella dieta, ben accettata e seguita dai pazienti come questa, potrebbe essere una scelta perseguibile nella lotta ai limiti imposti dalla malattia.
Referenza
Titolo: A randomised double-blind placebo-controlled feasibility trial of flavonoid-rich cocoa for fatigue in people with relapsing and remitting multiple sclerosis
Rivista: Journal of Neurology Neurosurgery & Psychiatry (Editoriale)
Doi: 10.1136/jnnp-2018-319496