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27/10/2015

Un farmaco antiasmatico rivela una inaspettata attività contro l’invecchiamento cerebrale

Uno studio europeo pubblicato su Nature Communications dimostra che Montelukast è in grado di contrastare la perdita di funzioni cognitive. Aperte nuove prospettive per la cura delle patologie neurodegerative, tra cui la sclerosi multipla

 

È uscito su Nature Communications uno studio in cui si dimostra che Montelukast, farmaco già in commercio da anni per la cura dell'asma, è in grado di revertire l'invecchiamento cerebrale e la perdita delle funzioni cognitive. Questa ricerca - che ha coinvolto diversi gruppi di ricerca in Europa e in Italia ha visto la partecipazione del team della professoressa Maria Pia Abbracchio dell’Università Statale di Milano - apre prospettive concrete per la cura delle malattie neurodegenerative associate all'invecchiamento e caratterizzate da impoverimento delle capacità cognitive, perdita della memoria, demenza, e anche per la sclerosi multipla.

 

Alla perdita cognitiva contribuiscono vari fattori: la presenza di infiammazione cerebrale, il deterioramento delle cellule nervose e, nell’ippocampo, l’area del cervello deputata ad apprendimento e memorizzazione, la riduzione della neurogenesi, vale a dire la formazione di nuovi neuroni dove vengono immagazzinate le nuove informazioni che apprendiamo dall’ambiente. Da sempre, correggere queste disfunzioni rappresenta l’ambizioso obiettivo di nuove terapie rigenerative in grado di ringiovanire il cervello e ripristinarne le funzioni.

 

Dai risultati dello studio si evidenzia come la somministrazione di Montelukast - farmaco già in uso sull’uomo, e caratterizzato da un alto profilo di sicurezza e dalla bassa incidenza di effetti collaterali - riduce i livelli di infiammazione cerebrale, ripristina la neurogenesi ippocampale, migliora le capacità di apprendimento e memorizzazione. La ricerca dimostra che, almeno in parte, gli effetti positivi di Montelukast sono dovuti alla sua interazione con GPR17, un recettore identificato anni fa proprio dal gruppo della professoressa Abbracchio dell’Università Statale (Ciana P et al., EMBO J, 2006), e alla modulazione della sua influenza sulla neurogenesi ippocampale.


L'Associazione Italiana Sclerosi Multipla attraverso la sua Fondazione FISM, ha cofinanziato questa ricerca e da anni sostiene le ricerche della professoressa Abbracchio sul ruolo del recettore di GPR17 nelle sindromi neurodegenerative, collaborazione che ha portato al deposito congiunto di un brevetto.
Nuovi studi clinici confermeranno se, come atteso, Montelukast potrà rappresentare un esempio positivo di “riposizionamento” di farmaci per indicazioni terapeutiche diverse da quelle originali, accelerando così la messa a punto di nuove terapie, auspicabilmente anche per persone sclerosi multipla.