Mentre in tutta Italia riprendono a tempo pieno le attività dei ragazzi in servizio civile in AISM, ecco il racconto di due giovani in servizio a Milano: inventando insieme ai referenti di Sezione modalità diverse, non hanno mai smesso di stare vicini alle persone con sclerosi multipla, fornendo supporto concreto e relazione.
22/04/2020
«Il servizio civile in AISM? L’ho iniziato a gennaio: volevo incontrare le persone guardandole negli occhi. Ora le incontro al telefono, o in videochiamata. Non è la stessa cosa, ma sono davvero soddisfatta di come stiamo vivendo in nostro servizio in AISM, cercando ogni giorni modalità nuove per stare vicino alle persone con sclerosi multipla». Sara Nicolardi ha 25 anni e sta studiando Neuropsicologia all’Università Bicocca di Milano. Da metà gennaio, insieme ad altri sei giovani, sta vivendo il suo anno di servizio civile presso la Sezione AISM di Milano.
«Era iniziato davvero bene – racconta Andrea Rosa, studente di ingegneria informatica al Politecnico di Milano -: per circa un mese lo staff di AISM ci ha accompagnati e formati per conoscere l’Associazione, la sclerosi multipla e costruirci una cassetta degli attrezzi con cui essere realmente di supporto alle persone che convivono con la SM».
«In quel mese – aggiunge Sara – ci vedevamo tutti i giorni e avevamo costruito una base solida di legami e appartenenza tra noi e con il mondo di AISM».
«Avevamo anche iniziato, insieme, ad andare a trovare a domicilio le persone con SM. C’è chi ha desiderio e bisogno solo di qualcuno che gli faccia compagnia – continua Andrea - oppure potevi accompagnare la persona a fare una passeggiata, a vedere una mostra,a fare la spesa o piccole commissioni. Abbiamo “assaggiato” questo progetto, centrato sulla relazione con la persona. poi è esplosa l’emergenza Coronavirus e abbiamo dovuto sospendere le visite».
Ma il servizio non si è mai interrotto, neanche un giorno, come conferma Marco Macalli, coordinatore del settore Interventi, Politiche Sociali e rete associativa (IPS) della Sezione AISM di Milano: «Da subito abbiamo scelto di riconvertire le attività previste dal progetto dei 7 ragazzi in servizio civile, e di tutta la Sezione, per rispondere alle necessità essenziali nate nell’emergenza: tante persone erano in difficoltà nel reperire i farmaci o nel fare la spesa, soprattutto quelle con immunodepressione. I ragazzi in servizio civile sono stati da subito una risorsa preziosa per trovare le risposte».
«Dividendoci i compiti e facendo ognuno il proprio pezzo – racconta Andrea – abbiamo ricostruito in un unico database tutta una lista di supermercati o negozi alimentari che consegnavano la spesa a domicilio, farmacie territoriali che consegnavano a domicilio i farmaci, servizi di supporto domiciliare aperti dalle amministrazioni, orari, numeri di telefono da contattare, indirizzi e-mail. Per raccogliere queste informazioni abbiamo consultato i siti del Comune di Milano e di circa 200 comuni della provincia di Milano e di Monza e Brianza, e tutti i gruppi Facebook di quartiere o di Comune. Dopo avere verificato ogni informazione, abbiamo costruito una mappa interattiva su cui sono localizzati tutti i servizi individuati e l’abbiamo resa disponibile per tutti i cittadini sulla pagina Facebook della Sezione».
In questo modo, come è nel suo stile da sempre, l’Associazione ha messo ha messo in campo una “risposta globale” che rispondesse a tutti i cittadini interessati, anche quelli che non hanno la sclerosi multipla.
«Ma ora – continua Marco Macalli - i ragazzi e la Sezione sono impegnati, ormai da due settimane, in un’altra dimensione essenziale, che è quella della relazione. Una volta che abbiamo cibo e farmaci, ci accorgiamo di quanto siano importanti i contatti umani, le relazioni, gli incontri, gli abbracci. Nessuno deve restare da solo, a maggior ragione chi si trova in una condizione di maggiore fragilità. Per questo abbiamo condiviso con ognuno dei ragazzi e delle ragazze in servizio civile una lista di persone con SM da chiamare quotidianamente. Ognuno di loro, ogni giorno, chiama almeno una persona: se non entrano dalla porta di casa, entrano attraverso il telefono».
«Sono telefonate semplici – spiega Andrea - la persona ti dice quello che vuole, magari ci raccontiamo di un film, una notizia. Cerchiamo una chiave per incontrarci. Magari, risolviamo insieme piccole questioni urgenti: una signora aveva rotto la lavatrice e il suo idraulico non le rispondeva. Io, dopo tutta la mappatura che ho seguito, in pochi attimi le ho trovato un idraulico di cui poteva fidarsi».
«Telefonata dopo telefonata – aggiunge Sara - stiamo costruendo un rapporto continuativo di fiducia reciproca, che entra in profondità: riusciamo a toccare anche temi consistenti, come la malattia, la gestione quotidiana, le emozioni del vivere chiusi in casa senza potere uscire. Il nostro ruolo non è quello di consigliare le persone, ma di fornire uno spazio di ascolto, accogliendo anche le emozioni e i vissuti. Quando parli con un’altra persona magari ti rendi conto di aspetti che da solo non riuscivi a districare. Io stessa, quando finisce la telefonata, scopro di avere imparato cose che non sapevo e di avere aperto una porta in più per riaggiustare la visione dei miei problemi o la percezione della mia vita. Un confronto è sempre positivo, per tutti».
Così, chi parte per servire e scopre che il servizio gli cambia la vita. E lo scopre perché in AISM, anche se al momento fa servizio civile da casa, non è da solo, ma insieme. Perché AISM è questa, una conquista dopo l’altra, insieme.
«Abbiamo un incontro di équipe ogni venerdì, di due ore, e continuiamo a trovarci, in videochiamata, sia con gli altri in servizio civile sia con lo staff dell’associazione- spiega Sara - Questo ci permette di avere un confronto, un’unità e anche di continuare a creare e a tenere vivi i legami, perché il nostro non è un incontro puramente formale, uno scambio di informazioni di servizio, ma anche una condivisione di vissuti della settimana, in cui ci raccontiamo anche quello che abbiamo provato, quello che abbiamo sentito, le nostre difficoltà. Nella condivisione di ciò che ci può creare disagio, ed eventualmente anche dolore, si crea un forte legame nel non sentirsi soli: stiamo navigando tutti sulla stessa barca e, mettendo in gioco ognuno di noi il proprio “remo”, ci sentiamo tutti parte di un movimento più grande».
Un movimento che non intende fermarsi: «Prima o poi – conclude Marco Macalli – torneranno a incontrarsi di persona e la relazione, così preziosa, sarà a uno stadio più avanzato. Inoltre gli stessi giovani in servizio civile, nei prossimi mesi, ci aiuteranno a realizzare su piattaforme on line gli eventi informativi della prossima Settimana Nazionale e, magari, momenti di socializzazione, visite virtuali ai musei e altre iniziative che ci portino oltre l’emergenza e restituiscano a tutti la possibilità di vivere fino in fondo la propria vita».
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Questa storia fa parte di una serie di storie, un “giro” d’Italia di racconti per ‘condividere’ cosa significhi vivere l’emergenza sclerosi multipla nel tempo dell’emergenza Coronavirus.
Per trasformare poi le nostre storie individuali in una storia nuova per tutti, #insiemepiù forti vuol dire anche “DONA ORA”. Diciamolo, a tutte le persone con cui siamo in contatto: donare ora ad AISM trasforma la debolezza in forza, l’emergenza in un nuovo inizio.