Domanda impegnativa.
Ce la siamo posti anche noi di AISM che abbiamo aderito, insieme ad altre 207 organizzazioni del Terzo Settore ed Enti Pubblici, all’appello per l’universalità e la stabilizzazione del Servizio Civile lanciato da CNESC– Conferenza Nazionale Enti per il Servizio Civile, FNSC - Forum Nazionale del Servizio civile, CSVnet – Associazione Centri di Servizio per il Volontariato, CSEV– Coordinamento spontaneo Enti e Volontari di servizio civile del Veneto e Rappresentanza nazionale degli operatori volontari].
Il futuro vale 7236 + 491 persone protagoniste del cambiamento
La nostra prima risposta è in due numeri. 7.236 sono i giovani che, dal 2004 a oggi hanno potuto scegliere e vivere l’esperienza di servizio civile in AISM; 493 sono i giovani che, rispondendo al Bando terminato il 27 febbraio, si sono candidati per una delle 401 posizioni di servizio civile che AISM avvierà per il 2025-2026 a partire da maggio.
«La nostra Associazione– ricorda Paolo Bandiera, Direttore Affari Generali e Relazioni Istituzionali di AISM -è stata tra i primi enti in Italia ad aderire all’istituto del nuovo Servizio civile avviato con l’approvazione della Legge 6 marzo 2001, n.64. Abbiamo sempre creduto in questo istituto, ci abbiamo investito: in vent’anni abbiamo offerto a migliaia di giovani l’opportunità di crescere come persone e come cittadini in un percorso prezioso non solo per l’ingresso nel mondo nel lavoro ma prima ancora per la costruzione di un’identità di cittadini attivi e responsabili. Molti dei giovani passati da AISM sono rimasti “volontari per sempre” e continuano a essere risorse di valore per i territori in cui vivono».
Renato Benzi, Responsabile Risorse Umane volontarie e dipendenti territoriali di AISM, aggiunge: «I giovani che scelgono di fare il servizio civile in AISM hanno la possibilità di essere protagonisti di un cambiamento reale che rende le persone più libere dalla sclerosi multipla e ne supporta l’empowerment, la capacità di essere protagoniste della propria vita in una società inclusiva. Tra i primi enti a farlo, in AISM durante il percorso utilizziamo con i giovani “un modello delle competenze”, che si chiama “Cives ad curam ” e li aiuta a leggere, formare e migliorare le proprie capacità di relazione, di empatia, di collaborare, di agire in modo responsabile, di risolvere problemi nelle situazioni reali che vivono. Queste competenze trasversali sono il cuore dei mesi di servizio civile ma poi valgono per tutta la vita, in qualunque contesto futuro ci si trovi a vivere».

Il valore del futuro è l’universalità
Nella scelta convinta di valorizzare ogni anno il servizio civile e le aspirazioni dei giovani, AISM è da sempre attiva anche nel mettere in campo elementi di innovazione e concrete iniziative di advocacy per qualificare l’Istituto.
«Uno dei temi per noi cari – continua Bandiera - è la valorizzazione dell’accesso, dell’esercizio e del completamento del servizio civile per tutti i giovani che desiderino fare questa esperienza, in particolare i giovani con disabilità o anche i giovani caregiver di familiari con disabilità o con gravi patologie. Chiediamo che lo Stato ponga in essere tutte le condizioni necessarie a garantire la possibilità di vivere questa esperienza a tutti i giovani che intendano farla. È un peccato che, ancora oggi, per mancanza di posizioni disponibili ci sia uno spreco di domande fatte dai giovani per il servizio civile. Dobbiamo ancora realizzare una piena universalità di accesso, evitando di stressare dinamiche di competizione tra enti e tra gli stessi giovani coinvolti. Nell’applicazione pratica non ci devono più essere processi escludenti, in particolare per i giovani che vivano condizioni di svantaggio».
Il valore del futuro è la stabilità
L’universalità reale è connessa con la questione delle risorse economiche messe a disposizione dallo Stato e, soprattutto, della stabilità nel tempo di queste risorse.
«Il Governo – ricorda Bandiera – ha fatto uno sforzo apprezzabile per garantire un incremento delle risorse: che permettono al sistema di crescere e di fare dei passi in avanti verso l’universalità».
Ricordiamo che la legge 9 dicembre 2024, n. 189 di conversione del cosiddetto “dl Fiscale” (dl. n. 155/2024) ha stabilito un finanziamento del Servizio civile universale di 270 milioni di euro per l’anno 2024, 50 milioni di euro in più rispetto ai 220 già previsti nel testo originario dello stesso decreto legislativo.
«Ma è ancora più importante – sottolinea Bandiera - che queste risorse vengano stabilizzate, in modo che noi enti impegnati annualmente a offrire percorsi di servizio civile ai giovani possiamo contare in modo continuativo su una copertura economica certa negli anni per garantire una vera universalità di accesso al servizio civile».

Il valore del futuro è la co-programmazione
Ma il futuro del servizio civile universale non è solo né soprattutto una questione di denaro.
Come spiega Paolo Bandiera, «il meccanismo attuale di finanziamento si regola su una programmazione triennale. La vera partita che chiediamo di giocare da titolari è legata alla programmazione o meglio alla co-programmazione tra l’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile Universale e gli enti di servizio civile. Dobbiamo condividere la programmazione non solo in relazione alle risorse economiche disponibili ma anche nell’identificazione delle linee prioritarie del servizio civile».
Negli anni abbiamo assistito al moltiplicarsi delle linee di intervento e dei programmi, che oggi possono riguardare assistenza, protezione civile, ambiente, patrimonio artistico e culturale, educazione e promozione culturale, servizio civile all'estero e che, nel 2024, oltre alle 62.549 posizioni circa per il Servizio civile universale, hanno visto ulteriori 6.478 posizioni messe a Bando per programmi di Servizio civile digitale, di Servizio civile ambientale e di Servizio civile per il Giubileo della Chiesa cattolica nonché di programmi di intervento di Servizio civile universale autofinanziati.
In questo nuovo quadro «è importante– sottolinea Bandiera - lavorare insieme, Stato ed enti del Terzo Settore, per mantenere salda l’unitarietà dell’istituto e la sua ispirazione originaria, così come per condividere ed esplicitare le traiettorie, gli obiettivi, i risultati attesi, la revisione del sistema di regole e norme applicative, garantendo condizioni di reale continuità per quegli enti che, come noi, fanno vivere ogni anno, da più di vent’anni, l’esperienza di servizio civile ai giovani».

Il valore del futuro è la promozione
In un’epoca in cui comunicare è importante quanto e a volte di più che fare, anche il Servizio Civile, se vuole essere “Universale”, deve essere costantemente promosso. A ogni livello.
«Conosco ragazzi nell’età giusta che nemmeno vengono a essere informati di questa opportunità preziosa. Se è vero che il servizio civile è un valore universale, allora siamo impegnati tutti a farlo conoscere ai giovani, a partire dallo Stato e dalle istituzioni che lo rappresentano, insieme agli enti coinvolti. Incrementare la comunicazione istituzionale, con investimenti mirati e accordi con il mondo dell’Istruzione e dell’Università per promuovere il servizio civile universale, è un altro obiettivo da perseguire per dare valore al futuro della nostra intera comunità civile» conclude Renato Benzi.