Pubblicato sulla rivista scientifica Neurology uno studio finanziato FISM sull’analisi delle disfunzioni cerebrali in relazione ai processi cognitivi nella SM tramite utilizzo di risonanza magnetica
Lo studio della dott.ssa Maria A. Rocca, coordinato dal dottor Massimo Filippi dell’Istituto Scientifico e Ospedale Universitario San Raffaele di Milano e finanziato in parte dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, ha analizzato la relazione tra danno cerebrale e disfunzioni cognitive in persone con forme progressive di sclerosi multipla.
Gli autori hanno analizzato la correlazione tra anomalie di funzione in una rete di connessioni cerebrali chiamata network DMN (Default-mode network), che coinvolge diverse regioni del cervello, e la presenza di disfunzioni cognitive in 33 persone con SM secondariamente progressiva, 24 persone con SM primariamente progressiva, e 24 controlli sani, utilizzando la risonanza magnetica funzionale (fMRI). Inoltre, per chiarire se i cambiamenti nel network DMN fossero dovuti a danni selettivi in vie critiche della sostanza bianca gli autori hanno esaminato l’integrità delle connessioni tra le varie aree cerebrali utilizzando una tecnica di ricostruzione trattografica con tensore di diffusione (DT).
Il DMN comprende regioni cerebrali che sono solitamente attive durante lo stato di riposo di una persona e inattive quando il soggetto è concentrato nello svolgimento di attività, soprattutto di natura cognitiva. In individui anziani, è stata dimostrata un’associazione tra la mancata riduzione dell’attivazione del DMN durante lo svolgimento di compiti cognitivi e la presenza di deficit neuropsicologici. Il DMN non è l’unico circuito cerebrale che mostra fluttuazioni di attività spontanee durante lo stato di riposo, ma è unico nella sua risposta ai processi cognitivi. Inoltre si è visto che tale gruppo di regioni corticali riduce la sua funzionalità in molte malattie neurodegenerative.
Gli autori hanno osservato una riduzione dell’attività delle regioni cerebrali del DMN nelle persone con forme progressive di SM e in particolare hanno trovato un’associazione tra riduzioni in una data regione della corteccia cerebrale (il cingolo anteriore) e disfunzioni cognitive. Inoltre l’analisi con il DT ha confermato la presenza di un danno microscopico diffuso a livello della sostanza bianca più esteso nelle persone con forme secondariamente progressive rispetto alle persone con SM primariamente progressiva. I danni in particolari regioni corticali e della sostanza bianca, tra cui il cingolo ed il corpo calloso, erano più gravi nelle persone che avevano maggiori disfunzioni cognitive.
Questi risultati suggeriscono che una disfunzione di regioni specifiche del DMN possa essere tra i fattori responsabili dei deficit cognitivi nelle persone con forme di SM ad andamento progressivo e indicano che tecniche di fRMI a riposo potrebbero rivelarsi molto utili, in quanto non richiedono l’esecuzione di compiti da parte del soggetto, per monitorare il decorso della sclerosi multipla nelle sue fasi più avanzate.
Default-mode network dysfunction and cognitive impairment in progressive M.A. Rocca, P. Valsasina, M. Absinta, G. Riccitelli, M.E. Rodegher, P. Misci, P. Rossi, A. Falini, G. Comi and M. Filippi. Neurology 2010;74;1252-1259.