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31/01/2010

Preservazione dei meccanismi adattativi di plasticità cerebrale in persone con sclerosi

Un nuovo studio finanziato dalla FISM esamina il funzionamento del network motorio di persone con sclerosi multipla benigna mediante l’utilizzo della risonanza magnetica funzionale.

E’ stato pubblicato un nuovo studio, a cura della dott.ssa Maria A. Rocca e coordinato dal dottor Massimo Filippi dell’Istituto Scientifico e Ospedale Universitario San Raffaele di Milano, finanziato in parte dalla FISM, che ha analizzato le aree cerebrali che si attivano durante l’esecuzione di un compito motorio nelle persone con SM benigna, confrontandole con quanto accade in persone con SM Secondariamente Progressiva (SMSP) e persone senza la malattia.

Con il termine SM benigna si definisce la condizione in cui persone colpite a distanza di 15 anni dall’esordio, hanno sviluppato una minima compromissione clinica. Non sono però ancora chiari i meccanismi responsabili di questa evoluzione favorevole della patologia.

Numerosi studi effettuati tramite la risonanza magnetica hanno dimostrato che nelle forme di SM benigna l’entità globale del danno a livello del sistema nervoso centrale, in termini sia di lesioni pesate in T2 che di tessuti apparentemente normali, è simile a quello misurato in persone con la forma secondariamente progressiva di malattia. Dato che i criteri clinici utilizzati per la definizione di SM benigna si basano essenzialmente sull’integrità del funzionamento del sistema motorio, si pensa che l’efficienza dei meccanismi di plasticità della corteccia cerebrale a livello del sistema motorio sia fondamentale per un decorso della malattia non disabilitante.

Gli autori di questo nuovo lavoro hanno voluto verificare questa ipotesi. Tramite l’utilizzo della risonanza magnetica funzionale hanno analizzato l’attivazione delle aree cerebrali del network motorio, integrando le misure derivanti dalle attivazioni delle aree cerebrali con quelle quantitative relative ai danni strutturali del cervello misurate con risonanza magnetica convenzionale e con risonanza magnetica pesata in diffusione in 17 persone con SM benigna, 15 con SM secondariamente progressiva e 17 controlli sani.
Le persone con le diverse forme di SM sono state analizzate e confrontate in base a caratteri comuni quali l’età, il sesso e la durata della malattia. Tuttavia, in base alla definizione di SM benigna, i due gruppi di malati con forme diverse di SM presentavano diverso grado di disfunzioni motorie.
Lo studio ha dimostrato che, durante l’esecuzione di un movimento, le persone con SM benigna attivano le stesse aree motorie del cervello delle persone del gruppo di controllo. Al contrario, le persone con SM secondariamente progressiva hanno una ridotta attivazione delle aree che sono normalmente attivate nelle persone di controllo e tendono ad attivare aree aggiuntive, localizzate a livello delle aree frontali e occipitali. 

Questo studio suggerisce che la conservazione a lungo termine dei meccanismi adattativi funzionali della corteccia cerebrale nelle persone con SM benigna potrebbe essere collegata ad un più lento accumulo di disabilità a seguito del danno ai tessuti cerebrali.

“Preserved brain adaptive properties in patients with benign multiple sclerosis”Rocca MA, Ceccarelli A, Rodegher M, Misci P, Riccitelli G, Falini A, Comi G, Filippi M. Neuroimaging Research Unit, Institute of Experimental Neurology, Division of Neuroscience, Scientific Institute and University Hospital San Raffaele, Milan, Italy. Neurology. 2010 Jan 12;74(2):142-9.