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28/05/2013

Cellule staminali per la sclerosi multipla: la strada della scienza

 

Un impegno iniziato 10 anni fa da parte dell'Associazione, che oggi inizia a dare i suoi frutti. In occasione del Congresso FISM 2013, facciamo il punto della situazione sulla ricerca

 

«In Italia AISM è stata pionieristica nella ricerca di terapie per la SM basate sulle cellule staminali». Lo evidenzia il Presidente FISM Mario A. Battaglia, che aggiunge: «Dal 2003 AISM si è inoltrata in quello che allora era un territorio ancora inesplorato, promuovendo e finanziando un importante progetto di ricerca sull’utilizzo delle cellule staminali nella sclerosi multipla». Quel progetto si intitolava: Trapianto di cellule staminali somatiche adulte, neurali e mesenchimali: un nuovo approccio nel trattamento della sclerosi multipla. Al Congresso FISM 2013 - in programma a Roma il 29 e 30 maggio - le cellule staminali saranno al centro di un focus, nella mattinata inaugurale, per capire dove è e dove sta andando la ricerca scientifica.  

 

Il Professor Gianluigi Mancardi, Università di Genova, Presidente del Comitato scientifico AISM, a sua volta rilegge i motivi e il valore dell’impegno di AISM nel sostenere la ricerca sulle staminali per la cura della SM ricordando come: «AISM ha scelto di supportare la ricerca sulle staminali perché è un ambito con interessanti possibilità anche pratiche per le persone che, per esempio, hanno già una disabilità. La scelta fu presa, con coraggio e visione innovativa, quando venne dimostrato che molte cellule staminali neurali adulte potevano entrare nel sistema nervoso ed esercitare un’azione di riparazione e neurotrofica. Successivamente fu dimostrato che le staminali mesenchimali hanno proprietà di immunomodulazione e capacità di tipo protettivo. Su queste basi AISM ha iniziato a finanziare la ricerca sulle staminali, mostrando la capacità di individuare i filoni di ricerca più promettenti e di indirizzare la ricerca nella direzione più utile per dare risposte alle domande delle persone con sclerosi multipla».  

 

Passando dal passato al presente, secondo quanto afferma Gianvito Martino (Istituto Scientifco San Raffaele Milano), da tempo impegnato nella ricerca sulle staminali nella SM, «dieci anni dopo le nostre prime scoperte, le cellule staminali mesenchimali sono già in sperimentazione sull’uomo, mentre sulle neurali adulte siamo vicini ad arrivarci. Dicemmo allora, anzitutto alle persone con SM, che ci sarebbero voluti dieci anni: stiamo mantenendo la promessa. Ed è motivo di soddisfazione sapere che i ricercatori italiani, grazie ad AISM, sono stati tra i primi nel mondo a riuscirci».  

È importante sottolineare che la ricerca seria, come quella che AISM da sempre persegue e sostiene, parte dalle domande delle persone e cerca, senza scorciatoie, soluzioni che valgano per tutti e per tanto tempo. Rispettando il diritto alla salute di tutti anche quando ci vogliono dieci anni per iniziare un trial sulle persone. Riuscendo a non deviare mai dall’imperativo di garantire prima la sicurezza e poi l’efficacia della ricerca e dei suoi esiti. La scienza negli ultimi 500 anni si è costruita così, come uno strumento che, attraverso un processo rigoroso e dalle regole chiare, sa cambiare la vita delle persone e del mondo. La scienza, insomma, sta dalla nostra parte. Dalla parte della nostra voglia di felicità. Costi quel che costi.  

 

Ne è pienamente consapevole anche il professor Antonio Uccelli, responsabile del progetto internazionale MESEMS, che per la prima volta nel mondo studia l’efficacia delle staminali mesenchimali:«Siamo andati nel 2006 a chiedere l’autorizzazione per iniziare il nostro trial. Attraverso mille vicissitudini legate alla necessità di avere di una struttura autorizzata alla preparazione delle staminali siamo riusciti ad averla solo nel 2011. La difficile pazienza che le persone devono esercitare nell’aspettare le risposte che mancano è anche quella di noi ricercatori. Siamo noi i primi ad essere insofferenti per quanto ci abbiamo messo e per le difficoltà che abbiamo dovuto superare. Ma, nello stesso tempo, il rigore attraverso cui arriveremo alle conclusioni sarà la migliore garanzia data alle persone con SM per sapere se davvero le cellule staminali mesenchimali sono efficaci. Le persone con SM nel prossimo futuro potranno dire: “Abbiamo capito che essere trattati con le staminali ha un senso. Potremo sottoporci senza timore e con sicurezza a procedure scientificamente validate”. Oppure le stesse persone potranno dire con altrettanta certezza: “È inutile che cerchiate di richiamarci nel posto tale per venderci un trattamento con cellule staminali mesenchimali. Perché uno studio rigoroso ha detto che purtroppo non è efficace”. Le persone potranno scegliere davvero come curarsi».  

 

Giuseppe Gazzola