In occasione della Settimana di informazione sulla sclerosi multipla, presentati al Congresso FISM, la Fondazione dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla, gli ultimi dati relativi alla caratterizzazione del virus Epstein-Barr nelle persone con SM: suggeriscono la presenza di particolari varianti genetiche nei pazienti
L’infezione da virus Epstein Barr (EBV) è uno dei fattori ambientali più noti potenzialmente correlati alla sclerosi multipla. Al tempo stesso però è anche uno dei più misteriosi: è difficile, infatti, capire perché un virus così comune - è diffuso nel 95% della popolazione generale e si ritrova nel 100% delle persone con SM – concorra allo sviluppo della sclerosi multipla in alcune persone e in altre no. Una delle ipotesi è che esistano sottotipi del virus che si associano alla SM. A suggerirlo sono anche i dati relativi al sequenziamento genetico di EBV in persone con SM e controlli, presentati al Congresso FISM 2015, in corso a Roma fino al 29 maggio.
«Abbiamo recentemente pubblicato uno studio su Neurology, finanziato da FISM e svolto in collaborazione con il team di Graziano Pesole dell’Università di Bari, in cui abbiamo cominciato a definire la genetica del virus, analizzando il DNA prelevato dal sangue periferico di 53 persone con SM e 38 donatori sani», racconta Marco Salvetti, Direttore del Progetto FISM chiamato CENTERS (Centro Neurologico Terapie Sperimentali), presso l’Università La Sapienza di Roma. «Eseguire l’analisi genetica del virus è estremamente difficile, dal momento che questo infetta mediamente una cellula su un milione di linfociti B», continua il ricercatore. Le prime analisi hanno mostrato che sembrerebbero esistere dei genotipi particolarmente correlati al rischio di SM.
«Lo studio su Neurology si riferisce però solo a una piccola parte del genoma del virus, la più variabile, quella dell’antigene nucleare 2 di Epstein-Barr, EBNA2», spiega Salvetti: «Ma il virus realizza con l’organismo ospite una complessa interazione, con un sistema estremamente sofisticato, per questo abbiamo pensato di estendere l’analisi a tutto il genoma del virus». Così, dopo un anno dall’avvio del lavoro, sono arrivati i primi risultati sulle analisi svolte su 15 persone con SM e 8 controlli, in collaborazione con l’équipe di Bari, presentati per la prima volta al congresso FISM 2015: «I dati sono preliminari e relativi a un piccolo numero di persone, ma abbiamo già visto che effettivamente ci sono delle differenze nel genoma dell’EBV nei pazienti rispetto ai sani e l’aspetto più interessante è si trovano in una regione, la oriP, quella più importante del virus perché ne controlla la replicazione».
«Il prossimo passo, conclude Salvetti, sarà allargare il sequenziamento del DNA del virus a un maggior numero di pazienti. Se i risultati preliminari verranno confermati, i ricercatori cercheranno di capire come questa regione del virus influenzi le interazioni del patogeno con il genoma dell’ospite, fornendo quindi nuovi tasselli alla comprensione delle possibili cause della sclerosi multipla».