Negli ultimi anni la ricerca sulle cellule staminali si è focalizzata sullo sviluppo di terapie innovative mirate a migliorare i danni causati arrecati al sistema nervoso centrale nelle patologie degenerative come la SM.
Le cellule precursori staminali neuronali (neural stem/precursor cells, NPCs) sono state utilizzate inizialmente come risorsa per riparare i danni cerebrali. La maggior parte delle terapie con cellule staminali è stata sperimentata su modelli animali di SM, in particolare sui topi affetti da encefalomielite sperimentale autoimmune (ESA), nei quali la somministrazione sistemica (es., per via endovenosa oppure intraliquorale) di NPCs ha mostrato in particolare un ruolo neuroprotettivo e di essere in grado di regolare l'attività del sistema immunitario specifico nelle diverse aree del sistema nervoso centrale affette da malattia.
L’attuale studio, coordinato da Stefano Pluchino e Gianvito Martino (Istituto di Neurologia Sperimentale - Ospedale San Raffaele), e svolto in collaborazione con Angela Gritti (TIGET-Ospedale San Raffaele) ed Angelo Vescovi (Università di Milano-Bicocca) e finanziato dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, insieme all’Associazione Americana Sclerosi Multipla, ai Ministeri Italiani della Ricerca e dell’Istruzione, all’Istituto Superiore di Sanità, a BMW Italia e Banca Agricola Popolare di Ragusa, è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Annals of Neurology.
Gli autori hanno analizzato gli effetti di NPCs umane quando iniettate endovena oppure per via intratecale (nello spazio attorno al midollo spinale; tramite puntura lombare) in scimmie marmoset affette da ESA, un modello animale di SM sicuramente più vicino alla SM, rispetto alla ESA nel topo.
Recentemente il Dr. Pluchino nel lavoro pubblicato a Giugno su PLoS One di cui abbiamo dato ampia notizia sul nostro sito associativo aveva iniettato sottocute NPCs in topi affetti da EAS e dimostrato la capacità delle NPCs iniettate di accumularsi specificatamente a livello dei linfonodi, dove agivano come potenti immunomodulatori.
L’attuale lavoro è stato progettato come studio preclinico per valutare la sicurezza e l’efficacia di una somministrazione sistemica di NPCs umane in primati. Le NPCs iniettate sia per via endovenosa che via intratecale hanno determinato nei primati un miglioramento delle lesioni, un’attenuazione delle disabilità e un aumento della sopravvivenza ad ESA.
Inoltre le NPCs iniettate hanno dimostrato di sopravvivere nelle scimmie fino a tre mesi dopo il trapianto e di rimanere essenzialmente localizzate in aree perivascolari (attorno ai vasi sanguigni) del sistema nervoso centrale e negli organi linfoidi secondari, con modalità molto simili a quelle precedentemente descritte nei roditori.
Nonostante siano necessari ulteriori studi, questi risultati scientifici danno indicazioni molto importanti sulla reale fattibilità dell’utilizzo di terapie a base di cellule staminali non ematopoietiche per il trattamento della SM.
La Fondazione Italiana Sclerosi Multipla da sempre sostiene la ricerca nell'ambito delle cellule staminali, nella convinzione che gli studi condotti in questo ambito possano aiutare sempre di più a comprendere i meccanismi immunomodulanti e rigenerativi delle cellule staminali, per poi arrivare un domani al loro utilizzo nelle persone con SM. A tale proposito nel 2006 è stato finanziato un progetto speciale intitolato “Trapianto di cellule staminali somatiche adulte, neurali e mesenchimali: un nuovo approccio nel trattamento della sclerosi multipla” che vede coinvolti due gruppi distinti di ricercatori: l’Unità di Neuroimmunologia dell’Istituto Scientifico San Raffaele di Milano coordinata da Gianvito Martino e l’Unità di Neuroimmunologia del Dipartimento di Neuroscienze, Oftalmologia e Genetica dell’Università di Genova coordinata da Antonio Uccelli.
Bibliografia
S. Pluchino, A. Gritti, E. Blezer, S. Amadio, E. Brambilla, G. Borsellino, C. Cossetti, U. Del Carro, G. Comi, B't Hart, A. Vescovi, G. Martino. “Human neural stem cells ameliorate autoimmune encephalomyelitis in non-human pr.imates”. Ann Neurol. 2009 May 11;66(3):343-354