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11/09/2014

Sclerosi multipla: la ricerca di un trattamento per ricostruire la mielina

Presentato all'ECTRIMS di Boston uno studio promosso da AISM, FISM e l'Università di Milano, che studia la possibilità di riparazione del danno mielinico dovuto alla SM. L'intervista alla coordinatrice Maria Pia Abbracchio


Maria Pia Abbracchio - team
Da sinistra: Maria Pia Abbracchio, Ivano Eberini, Roberta Brambilla, Marta Fumagalli, Simona Daniele

 

Giovedì 12 settembre 2014 a Boston - in occasione di ECTRIMS (European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis), quest'anno organizzato in concomitanza con la manifestazione gemella statunitense (ACTRIMS) - la Prof.ssa Maria Pia Abbracchio dell'Università di Milano presenta un poster relativo allo studio Promoting re-myelination in MS via the GPR17 receptor, a new key actor in oligodendrogenesis. Il recettore GPR17 è un nuovo target molecolare scoperto dal team italiano, che si è dimostrato in grado di differenziare gli oligodendrociti e la riparazione del danno mielinico, ponendo le basi per lo studio di terapie innovative per la SM. L'abbiamo intervistata sugli ultimi risultati di questo studio

La storia del recettore purinergico GPR17 continua ad arricchirsi di intrecci e novità, con una promessa di lieto fine sempre più corposa. E il lieto fine atteso e cercato sarà la scoperta di un nuovo farmaco che aiuti il sistema nervoso a rimielinizzare, cioè a ricostruire nuova mielina in quelle zone dove questa sorta di guaina che ricopre i nervi è stata danneggiata da malattie traumatiche, ischemiche o demielinizzanti come, appunto, la sclerosi multipla.

A oggi non esistono trattamenti che possano svolgere questa funzione. Se ci si riuscisse, si avrebbe un cambiamento radicale nelle possibilità di trattare la SM: mentre i farmaci attualmente disponibili intervengono a bloccare la progressione della malattia, affiancarli con farmaci che fanno ripartire l’azione di riparazione del danno indurrebbe il sistema nervoso a produrre nuova mielina e, sostenendo i prolungamenti nervosi con le sostanze di crescita presenti nella mielina, si potrebbe finalmente evitare quella neuro-degenerazione che è tipica delle forme progressive e genera disabilità.

AISM e Università di Milano hanno brevettato la ricerca imperniata su GPR17 che al momento, dopo un percorso di analisi effettuate prima in silico - cioè su strutture simulate al computer delle molecole studiate - e poi in vitro, cioè su colture cellulari progressivamente più complesse, sta sperimentando sui modelli animali di SM le ipotesi di ricerca individuate.

Per orientarci in questo percorso complesso e lungo, come ogni ricerca scientifica rigorosa, abbiamo chiesto aiuto a Maria Pia Abbracchio, che coordina i lavori della ricerca ed è professoressa di Farmacologia all'Università di Milano, dove è responsabile del Laboratorio di Farmacologia Molecolare e Cellulare della Trasmissione Purinergica. Insieme a lei lavora un gruppo di giovani ricercatori, perché nella scienza come nella vita da soli non si arriva da nessuna parte e si vince solo se si gioca da squadra. Del gruppo fanno parte, in particolare, Marta Fumagalli, Ivano Eberini e Simona Daniele che abbiamo incontrato al Congresso FISM insieme a Roberta Brambilla, che ora fa ricerca negli USA, presso il Miami Project To Cure Paralysis, University of Miami.

Dove si trova il GPR17? E cosa fa? «L'inizio della storia di GPR17 risale a più di dieci anni fa - racconta Maria Pia Abbracchio-; durante i nostri studi su come funzionano alcune molecole di segnalazione, chiamate purine, nel nostro corpo, clonammo in laboratorio e iniziammo a studiare uno dei recettori per queste molecole, GPR17, collocato sulla membrana delle cellule del sistema nervoso».

Come prima evidenza, Abbracchio e Marta Fumagalli, allora studentessa e oggi appena nominata ricercatore presso l’Ateneo milanese, osservarono che «GPR17 era molto espresso nel cervello e in particolare nella popolazione dei precursori oligodendrocitari (OPC), le cellule simil-staminali presenti nel cervello adulto che, quando si sviluppano, vanno a differenziarsi in oligodendrociti maturi. Fu una prima sorpresa, del tutto inattesa - aggiungono -. Una scoperta importante, perché gli oligodendrociti sono quelle cellule del sistema nervoso che producono la mielina». La mielina avvolge l’assone, ossia il filamento che esce dal corpo del neurone, e permette la comunicazione neuronale, la trasmissione degli impulsi nervosi.

Il passo successivo portò i ricercatori del gruppo acercare di capire che ruolo avesse GPR17 nella maturazione oligodendrogliale e le sue modalità di azione: «abbiamo dimostrato in vitro - prosegue Fumagalli - che la sua stimolazione precoce aumenta il differenziamento delle cellule OPC. Infatti, eliminando il recettore mediante tecniche di silenziamento genico, osservavamo un difetto molto evidente nella mielinizzazione».

Insomma, i ricercatori scoprirono che GPR17 gioca un ruolo fondamentale per fare maturare le cellule OPC in modo che diventino oligodendrociti. L'espressione di GPR17, osservarono, «arriva al massimo livello quando le cellule OPC raggiungono lo stadio di maturazione chiamato O4. Ma poi le cose cambiano: in una condizione normale, non patologica, quando l'oligodendrocita sta completando il suo processo di maturazione, il recettore GPR17 passa dalla membrana della cellula all’interno del citoplasma per poi scomparire». Insomma, affinché l'oligodendrocita inizi a produrre mielina, bisogna che GPR17 scompaia dentro la cellula matura.

Poi, continua Abbracchio, compimmo un altro passo importante: osservammo che in condizioni di danno e demielinizzazione GPR17 rimaneva alto e non veniva silenziato». Vuol dire che quando c'è una condizione di demielinizzazione, come accade nella SM, GPR17 è sovra-regolato e lavora troppo. Se tutto fosse normale, dovrebbe essere silenziato dentro la cellula.

«Da qui - conclude Abbracchio - l’ipotesi su cui stiamo lavorando adesso nei modelli animali di SM, dove osserviamo appunto come, nei siti delle lesioni tipiche della SM, si accumulano cellule nelle quali il recettore GPR17 risulta presente e attivo sulla membrana, e non nascosto all'interno come dovrebbe essere. Questa sregolazione di GPR17 di fatto ostacolala completa rimielinizzazione. Bisogna dunque capire per quale meccanismo nella SM GPR17 non funziona adeguatamente».

Giuseppe Gazzola