Nel libro "Adesso basta" l'ex manager racconta la sua scelta: lasciare soldi e carriera per scrivere, navigare, e vivere. L'intervista su SM Italia 3/2014
«Per 19 anni ho lavorato in azienda, di giorno (e spesso di sera). La mattina presto scrivevo romanzi, più o meno dalle 6 alle 9. Durante la pausa del pranzo, nelle feste, in ogni altro momento utile, organizzavo corsi di vela, uscite in barca. È andata così per tanto tempo, e stavo bene, nonostante facessi molta fatica, soprattutto negli ultimi tempi. Poi ho deciso di cambiare. L’ordine è stato: sovvertire i pesi. Poco tempo per il lavoro, molto per la vita».
Con queste parole Simone Perotti racconta sul suo blog simoneperotti.com com’è stato che ha lasciato soldi, carriera e quel piccolo potere conquistato, per scrivere, navigare, vivere. Risale a quattro anni fa l’uscita di Adesso Basta (Chiarelettere), il libro in cui racconta questa svolta, poi ci sono stati altri cinque libri (saggi sul ‘downshifting’ e altri temi, romanzi), il blog sul ‘Fatto Quotidiano’, una trasmissione in TV, ma soprattutto la nascita di un movimento intorno alla sua figura. Ecco cosa ci ha raccontato.
Com’era il Simone Perotti di prima, e qual è stata la molla del cambiamento?
«Il mio percorso è iniziato 12 anni prima del 2009. Un percorso silenzioso, individuale, carbonaro. Che uno lanciato nella sua piccola carriera manageriale fosse anche uno scrittore e per di più covasse l’uovo del cambiamento, del downshifting, della critica al sistema... Era roba che scottava. Nel business non amano le ‘stranezze’. Basta un taglio di capelli non convenzionale, una scarpa non d’ordinanza, che subito qualcuno ti nota, registra l’anomalia, aggiorna il tuo dossier. Qualcuno mi accusa di aver fatto il doppio gioco. Forse sì, l’ho fatto. Del resto quella per il contrasto alla società dei consumi, al capitalismo deviato e allo sfruttamento delle risorse non è una serata da ballo, ma una guerra. E in guerra vale tutto. Soprattutto quando sei solo. All’epoca non c’era ‘Adesso Basta’, e non ne potevi neanche parlare. Dopo tanto grattare con l’unghia, il pavimento un giorno è venuto giù. A quel punto ho preso canna e paniere e mi sono incamminato per una nuova vita».