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31/05/2023

Gabriela Constantin, la prima ricercatrice ad aver vinto il Premio Rita Levi Montalcini: «Un abbraccio che mi ha aperto la strada della vita»

Professore ordinario e ricercatrice in neuroimmunologia e neuroinfiammazione all’Università di Verona, Gabriela Constanti vent’anni fa vinceva il Premio Rita Levi Montalcini, oggi ricorda le emozioni di quel giorno e il percorso di ricerca che ha trovato in quel Premio l’ispirazione e la forza per continuare: « Noi studiamo – spiega - i meccanismi che regolano la migrazione dei globuli bianchi dannosi nel cervello per capire sempre meglio malattie complesse e possibilmente nuovi approcci terapeutici. Non c’è cura senza ricerca ».

Vent’anni fa Gabriela Constantin saliva sul palco del Congresso FISM per ricevere, prima ricercatrice donna, il Premio Rita Levi Montalcini direttamente dalle mani di Rita, Premio Nobel e amata Presidente onorario di AISM: «Sul palco – ha ricordato oggi al Congresso FISM, nella lettura magistrale che ha preceduto la consegna del Premio Rita Levi Montalcini 2023– eravamo in tre, perché ero incinta della mia seconda figlia e la pancia si vedeva proprio. La professoressa si alzò e prima di consegnarmi il Premio mi abbracciò. Mi prese le braccia e mi tenne a lungo, quasi per proteggermi, per farmi sapere anche fisicamente che aveva riconosciuto in me la ricercatrice che volevo diventare. Quel Premio mi ha dato una grande forza. Allora avevo una posizione ancora un po’ precaria nel mondo della ricerca: il Premio e l’incontro con Rita mi dettero la forza di scegliere di fare per tutta la vita la ricercatrice. E oggi mia figlia, nata pochi mesi dopo, sta facendo medicina veterinaria e mi ha detto più volte che le piacerebbe fare ricerca sul comportamento animale. Una cosa che mi rende orgogliosa. Un po’ del calore di quell’abbraccio di Rita Levi Montalcini sarà arrivato anche a lei».

 

La ricerca dei meccanismi per fermare la SM

Una vita nella ricerca, quella di Gabriela Constantin. Professore ordinario di Patologia e Immunologia e responsabile del Laboratorio di Neuroimmunologia e Neuroinfiammazione all’Università degli Studi di Verona, ha creduto e lavorato vent’anni anni per capire «come fanno i leucociti, i globuli bianchi coinvolti nella risposta immunitaria, a migrare nel cervello e a provocare infiammazione e danno neuronale. In particolare abbiamo studiato i meccanismi attraverso cui i leucociti che circolano nel sangue a un certo punto vanno ad aderire all’endotelio dei vasi sanguigni cerebrali e, da lì, migrano poi nel sistema nervoso centrale producendo infiammazione e danno. Una terapia attualmente in uso per la SM, il Natalizumab, ha dimostrato la validità del nostro percorso e della nostra ipotesi: questa terapia blocca la circolazione dei leucociti prima che vadano ad aderire all’endotelio cerebrale e, così facendo, il leucocita non migra più nel cervello, non si produce danno cerebrale e si controllano gli attacchi infiammatori che produrrebbero le ricadute tipiche della SM».

 

Nuovi passi verso la cura

Ma la ricerca non si ferma mai, c’è sempre un altro orizzonte da scoprire, un territorio inesplorato da conoscere, se si vuole arrivare non solo a fermare ma a scrivere la parola “fine” sulla storia della sclerosi multipla, come indicato dal titolo stesso del Congresso (“i nostri percorsi verso la cura”).

 

«Proseguendo questo filone di ricerca – aggiunge Constantin – ci siamo chiesti cosa fanno questi leucociti una volta entrati nel cervello, come interagiscono coi neuroni, gli astrociti, le cellule microgliali. Stabiliscono interazioni ‘adesive’? E, se sì, sono interazioni adesive ‘favorevoli’ al benessere del sistema oppure inducono ‘disfunzioni’ nei neuroni? Negli ultimi anni ci siamo molto dedicati, perciò, alle interazioni tra le cellule del sistema immunitario, che arrivano dalla periferia e le cellule residenti nel cervello, per scoprire nuovi meccanismi di malattia, che inducono la disfunzione dei circuiti neuronali ma anche eventualmente nuove molecole da bersagliare, nuovi target farmacologici. Stiamo studiando, inoltre, l’infiammazione presente nelle meningi, per capire come fanno i leucociti a migrare nelle meningi e come, una volta entrati, vanno a interagire coi macrofagi e le cellule fibroblastiche residenti nelle meningi e per verificare se questa interazione cambia la loro funzione, se viene prodotto un danno che poi si rifletta a sua volta sul parenchima cerebrale. Grazie a strumentazioni all’avanguardia acquisite tramite un progetto supportato dall’Europa, abbiamo potuto raccogliere in modelli animali di SM dati significativi, che ho mostrato oggi al Congresso FISM, sul tipo di contatti e interazioni tra le cellule delle meningi e i leucociti, tra cellule del parenchima e leucociti».
 

La meta è capire quello che è necessario per fermare una volta per tutte la SM.

«Sono un medico, prima che un ricercatore – conclude Constantin- e cerco, con tutti i miei colleghi, una via per capire sempre meglio la malattia ma ancora di più per trovare nuovi approcci terapeutici».

 

La realizzazione di questo evento è stata resa possibile con la sponsorizzazione non condizionante dei MAIN SPONSOR: Alexion Pharma Italy, Biogen Italia, Bristol-Myers Squibb, Horizon Therapeutics Italy, Merck Serono, Novartis Farma, nonché di Sanofi.

 

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