Salta al contenuto principale

17/02/2015

Giovanni Vernia. Ridere, per pensare seriamente

La nostra intervista al comico di origine genovese. Ingegnere di formazione, si è in seguito datro alla passione per il teatro. Su SM Italia 6/2014

Giovanni Vernia

 

Inseguire la propria passione, tenendo la testa sul collo, fa star bene. Parola di Giovanni Vernia, comico con una laurea in ingegneria elettronica, che ha deciso di stare al fianco di AISM. «L’essenziale è… il cavallo basso dei pantaloni. E il sorriso, a voler essere seri». Giovanni Vernia è un comico dalle molte doti. Per esempio, imita alla grande Marco Mengoni. Ma ha anche deciso di ‘prendere sul serio’ la causa della sclerosi multipla. Del resto, si può ridere e riuscire a pensare seriamente. O no? L’abbiamo chiesto direttamente a lui.

 

Un giorno hai ‘retwittato’: Quello che mi fa ridere, quello che mi fa pensare, quello che (bip) mi pare. Cosa ti fa ridere, oggi?
«Mi fanno ridere gli italiani. Come ci comportiamo quando siamo dal dottore o in albergo, quando riceviamo una telefonata dagli operatori telefonici. Mi fanno ridere gli anziani che, quando mi incontrano, prendono lo smartphone e mi chiedono ‘un selfie’ e poi non sanno usare il telefono. Mi fa ridere osservare le persone che mi circondano e anche me stesso. Sono italiano a 360 gradi. Nato a Genova da madre siciliana e padre pugliese, sin da piccolo sono stato a contatto con realtà differenti e cresciuto con un forte senso di osservazione delle diverse personalità e caratteristiche della nostra Italia».

 

Venendo al ‘pensare’: ti sei laureato in ingegneria elettronica. Perché l’hai fatto?
«Perché andavo bene a scuola. E perché mio padre lo sognava per me. In più, essendo un padre di stampo militare, per lui le cose o si facevano o si facevano. Con un papà così, la velleità artistica era del tutto secondaria. Certo, facevo ridere in famiglia, ma il lavoro serio doveva essere un altro. E doveva venire da una laurea».

 

‘Ti stimo, fratello’, verrebbe da dire. Avresti un consiglio per un giovane che voglia laurearsi e trovare un lavoro ‘normale’?
«La vita è una, non ne abbiamo due. Dobbiamo cercare di viverla al meglio. Per riuscirci, ognuno può cercare di seguire la propria passione tenendo sempre la testa sul collo. Seguire una passione fa stare bene, aiuta a migliorarsi sempre, permette di passere le giornate con più serenità. Nel mio piccolo ho prima cercato e mantenuto una stabilità economica. Così mi sono potuto pagare da solo quella passione che, nel mio caso, ha voluto dire iscrivermi a una scuola di teatro. Ora faccio il lavoro che ho sempre sognato. E mi piace anche lavorare la notte o passare il sabato o la domenica a scrivere chiuso in una stanza».

 

Questa intervista è stata pubblicata in versione completa su SM Italia 6/2014, che potete leggere o scaricare dal link qui sotto.

Leggi anche:

SM Italia 6/2014