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21/06/2021

La restrizione calorica come strategia per agire sull'infiammazione del sistema nervoso

 

La dieta, è noto, influenza la nostra salute. Ma non solo quello che mangiamo è direttamente correlato alla salute, anche quanto e come mangiamo. Nel vastissimo campo della ricerca in ambito nutrizionale da qualche anno si stanno accumulando studi sugli effetti della restrizione calorica, riferito agli interventi di riduzione – cronica o intermittente – delle entrate alimentari, senza malnutrizione. Che effetti ha sulla salute? Un ambito di queste ricerche è quello che riguarda gli effetti della restrizione calorica sull'infiammazione, anche quella che colpisce il sistema nervoso. E a questo – tema al centro anche dell'intervento di quest’anno del prof. Giuseppe Matarese dell’ Università degli Studi di Napoli al convegno scientifico organizzato da AISM durante la Settimana Nazionale della SM – è dedicata una review pubblicata sulle pagine di Journal of Experimental Medicine. Il lavoro, realizzato anche grazie ai finanziamenti della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, mette insieme i risultati emersi da diversi studi, sia su modelli animali, che in trial clinici e indagini epidemiologiche.

 

Quando si parla di restrizione calorica, precisano gli autori, ci si riferisce a diversi schemi di interventi: da una riduzione cronica importante (fino al 50% nei modelli animali, 20-25% nell’uomo) delle entrate alimentari giornaliere, a schemi variabili in cui si alternano periodi di digiuno o di forte riduzione calorica a periodi di normale introito calorico. L'ipotesi, sostenuta ormai da diversi studi, è che la restrizione calorica possa modulare lo stato infiammatorio del cervello, dal momento che, scrive il team coordinato da Laura Piccio dell'Università di Sydney e della Washington University di St.Louis, esiste un collegamento tra metabolismo dei nutrienti e infiammazione in diversi tessuti. Studiare le relazioni tra restrizione calorica e infiammazione è importante per tutte le patologie neurologiche in cui si crede che l'infiammazione giochi un ruolo fondamentale, dall'Alzheimer alla sclerosi multipla. E cosa sappiamo finora a proposito di restrizione calorica e infiammazione?

 

Sappiamo, per esempio, che la restrizione calorica riduce la deposizione del tessuto adiposo, serbatoio di sostanze capaci di regolare il sistema immunitario e il metabolismo, scrivono Piccio e Luigi Fontana, uno dei massimi esperti mondiali di restrizione calorica nell’uomo, che ha contribuito allo studio. In genere la diminuzione del tessuto adiposo si accompagna a una riduzione delle citochine infiammatorie e di composti con attività pro-infiammatoria. Ma non solo: la restrizione calorica migliora la sensibilità all'insulina (la resistenza all'insulina è invece associata a infiammazione del sistema nervoso), riduce il pool di cellule senescenti (cellule vecchie, associate a loro volta alla produzione di sostanze infiammatorie e all'invecchiamento del cervello spiegano gli autori) e modula anche il microbiota intestinale.

 

Studi a livello preclinico e clinico infatti sembrano suggerire come la restrizione calorica favorisca un arricchimento intestinale con specie di microrganismi e sostanze correlate ad attività anti-infiammatoria e anti-ossidativa, promuovendo in generale una maggiore ricchezza microbica, a sua volta associata a un miglior profilo metabolico. 

 

Accanto agli effetti più generici sui processi infiammatori in toto, gli autori hanno passato anche in revisione le evidenze della letteratura sugli effetti della restrizione calorica nell'invecchiamento cerebrale e sulle patologie neurodegenerative. Concentrandosi sulle evidenze emerse in merito alla sclerosi multipla, i ricercatori ricordano gli effetti positivi della restrizione calorica osservati nei modelli animali di malattia, con riduzione dei sintomi e una generale riduzione dei marker associati all'infiammazione. Ma esistono anche iniziali studi condotti su persone con SM, che mostrano come regimi di restrizione calorica siano associati a un miglioramento della qualità di vita, tanto sul piano fisico che mentale. Ma non solo: si è osservata anche una riduzione di sostanze pro-infiammatorie come la leptina e un arricchimento della flora batterica con attività anti-infiammatoria. Studi in corso cercheranno di comprendere meglio il potenziale di strategie simili, anche eventuali rischi, effetti collaterali e la reale fattibilità (alcuni regimi sono più facili di altri, ricordano gli autori).

 

Quel che appare chiaro è che quella della restrizione calorica, ma più in generale degli interventi sullo stile di vita, sia una strada che valga la pena di seguire per capire che ruolo possa avere nella prevenzione e gestione delle patologie neurodegenerative. «Come mostrato in questo lavoro la restrizione calorica e altri interventi dietetici potrebbero essere un approccio efficace per agire sulle risposte metaboliche e immuno-infiammatorie associate con un metabolismo cerebrale compromesso. È importante», concludono gli autori, «continuare a studiare le interazioni tra nutrizione, metabolismo e neuro-infiammazione», perché «hanno un grande potenziale di prevenire e potenzialmente trattare diverse malattie neurodegenerative».

 

Referenza

Titolo: Effects of dietary restriction on neuroinflammation in neurodegenerative diseases

Autori: Luigi Fontana, Laura Ghezzi, Anne H.Cross, Laura Piccio

Rivista: Journal of Experimental Medicine
DOI: https://doi.org/10.1084/jem.20190086

 

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