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02/02/2023

Risonanza magnetica, come rendere l'atrofia cerebrale una misura affidabile di malattia

L'atrofia cerebrale è un indicatore di neurodegenazione in corso di sclerosi multipla. Ma serve capire come standardizzare e rendere affidabile la sua misurazione con la risonanza magnetica. Uno studio, sostenuto da FISM, aggiunge un pezzo in più alla sfida in questo campo.

 

La risonanza magnetica (RM) nella sclerosi multipla è una miniera preziosa di informazioni per fotografare la malattia e seguirne l'evoluzione nel tempo e la risposta alle terapie.

 

E potrebbe esserlo ancora di più, se si sfruttassero i dati di risonanza magnetica per valutare l'atrofia cerebrale dei pazienti, mettendo a punto un nuovo marcatore utile nello studio della malattia e delle terapie. Ne sono convinti i ricercatori del team di Massimo Filippi, Professore Ordinario di Neurologia, direttore dell’Unità di Neurologia, del servizio di Neurofisiologia e dell'Unità di Neuroriabilitazione dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, che sulle pagine di Journal of Magnetic Resonanca Imaging discutono sui metodi per quantificare l'atrofia cerebrale. Lo studio è stato finanziato dalla AISM con la sua Fondazione (FISM).

 

La ricerca è stata resa possibile sfruttando la mole di informazioni contenuti nel database INNI – il Network italiano di neuroimmagini, sostenuto da FISM - che raccoglie i dati di risonanza magnetica, clinici e neuropsicologici di pazienti e controlli provenienti da alcuni centri italiani sulla sclerosi multipla.

 

Già da tempo gli esperti cercano di capire come sfruttare appieno il potenziale di questi dati per studiare l'atrofia cerebrale, cercando di capire quanto siano affidabili e standardizzabili. Infatti, prima di poter diventare un vero e proprio marcatore di malattia è necessario prima di tutto capire come estrapolare il dato sull'atrofia cerebrale. Secondo i ricercatori uno dei punti di partenza è preferire i dati che arrivano da più centri perché più robusti e più vicini all’attività clinica quotidiana di tutti i centri SM sul territorio nazionale.

 

Massimo Filippi
Nella foto: il Prof. Massimo Filippi, Professore Ordinario di Neurologia, direttore dell’Unità di Neurologia, del servizio di Neurofisiologia e dell'Unità di Neuroriabilitazione dell’IRCCS Ospedale San Raffaele

 

Quando si parla di atrofia ci si riferisce alla perdita di tessuto cerebrale legato alla neurodegenerazione in corso di sclerosi multipla. Misura indicativa della sua gravità e della sua evoluzione, come ricordano gli autori, è che sia correlata alla disabilità e ai problemi cognitivi sperimentati dalle persone con SM.

 

In questo studio i ricercatori del progetto INNI hanno cercato di capire i metodi più opportuni per misurare l'atrofia cerebrale, confrontandone diversi che fanno uso di software differenti per processare i dati ottenuti con risonanza magnetica. Gli scienziati hanno osservato che alcuni metodi utilizzati per misurare l'atrofia cerebrale concordano tra loro più di altri, e che alcuni riescono meglio di altri a distinguere l'atrofia dei pazienti con sclerosi multipla dai soggetti sani.

 

Studi simili sono quanto mai necessari se si vuole fare affidamento su marcatori affidabili di malattia, e misurabili con modalità quanto più standardizzate. E poter contare su un database ricco come quello di INNI per analisi come queste, consentirà, scrivono gli autori, di permettere un uso sempre più diffuso delle misure di atrofia cerebrale nella pratica clinica quotidiana.

 

Referenza

Titolo: Methods for Brain Atrophy MR Quantification in Multiple Sclerosis: Application to the Multicenter INNI Dataset

Autori: Loredana Storelli, Elisabetta Pagani, Patrizia Pantano, Claudia Piervincenzi, Gioacchino Tedeschi, Antonio Gallo, Nicola De Stefano, Marco Battaglini, Maria A. Rocca, and Massimo Filippi for the INNI Network

Rivista: Journal of Magnetic Resonance Imaging

Doi: https://doi.org/10.1002/jmri.28616

 

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