Lo ha dimostrato uno studio recentemente pubblicato su Brain, condotto da Maria Petracca presso il Mount Sinai Hospital di New York e finanziato da AISM con la sua Fondazione
La sclerosi multipla (SM), pur non determinando una riduzione significativa dell’aspettativa di vita, è una delle più comuni cause di disabilità in giovani adulti, e comporta perciò costi sociali molto elevati. Recenti studi hanno dimostrato che l’accumulo di sodio a livello cerebrale è un fattore chiave nel processo di neuro-degenerazione – che sembra causare lo sviluppo della disabilità e la sua progressione - tanto che il blocco dei canali del sodio è in grado di arrestare la neuro-degenerazione nel modello animale di SM.
Uno studio sostenuto da AISM e la sua Fondazione - condotto dalla dottoressa Maria Petracca presso il laboratorio di neuroimaging diretto dalla dottoressa Matilde Inglese al Mount Sinai Hospital di New York, recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Brain - ha analizzato la distribuzione del sodio all’interno e all’esterno delle cellule cerebrali. I risultati hanno mostrato che nelle persone con SM le concentrazioni di sodio intra-ed extracellulare erano maggiori rispetto ai controlli. È stata utilizzata una tecnica innovativa e non-invasiva di risonanza magnetica (RM) di recente sviluppo, con un macchinario di RM ad elevato campo magnetico (7 Tesla).
Inoltre, misure della concentrazione totale di sodio e della frazione di volume intracellulare di sodio (misura indiretta della concentrazione extracellulare di sodio), erano correlate con il volume delle lesioni pesate in T2 e con il punteggio della scala di disabilità EDSS. Questi risultati suggeriscono che la diminuzione della frazione di sodio intracellulare rappresenti la perdita di tessuto, mentre l’aumento della concentrazione di sodio possa riflettere disfunzioni metaboliche neuro-assonali.
«La possibilità di quantificare l’accumulo di sodio a livello encefalico rappresenta un promettente strumento per identificare la degenerazione cellulare, e si propone come chiave per comprendere meglio i meccanismi che portano all’atrofia cerebrale. Inoltre, il metodo che abbiamo utilizzato fornirà un mezzo per chiarire anche il meccanismo d’azione di farmaci bloccanti i canali del sodio, un’applicazione che avrà un’importante ricaduta sul monitoraggio, in vivo, degli effetti cellulari di farmaci esistenti e di nuove molecole in corso di sviluppo” commenta la dottoressa Petracca.
Brain intra-and extracellular sodium concentration in multiple sclerosis: a 7 T MRI study.
Petracca M, Vancea RO, Fleysher L, Jonkman LE, Oesingmann N, Inglese M.
Brain. 2016 Jan 20. pii: awv386. [Epub ahead of print]