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05/09/2018

Sclerosi multipla. Hackerare la comunicazione cellulare per spegnere l'infiammazione

Pubblicati su Molecular Therapy i risultati dello studio condotto da Roberto Furlan dell'Ospedale San Raffaele con il sostegno di AISM e la sua Fondazione. La ricerca mostra come sia possibile utilizzare piccole vescicole per modulare l'infiammazione nel modello sperimentale di sclerosi multipla. La speranza è che possano essere utilizzate un giorno per trasportare i farmaci lì proprio dove servono

 

Le cellule si parlano e per farlo usano un linguaggio ricco, fatto di diverse ‘parole.’ Alcune di queste  sono rappresentata da piccole sacchette, tecnicamente vescicole extracellulari, e da tempo hanno attirato l'interesse di diversi ricercatori. La speranza è infatti quella di poter utilizzare queste vescicole per inviare un messaggio preciso, scelto a priori, che abbia anche un ruolo terapeutico. Sulle pagine di Molecular Therapy, il team guidato da Roberto Furlan dell'Ospedale San Raffaele di Milano mostra come è riuscito a ingegnerizzare alcune cellule del sistema nervoso centrale, le microglia, così da far rilasciare loro delle vescicole ad attività antiinfiammatoria. Testate su modelli murini di sclerosi multipla (EAE, experimental autoimmune encephalomyelitis, encefalomielite sperimentale autoimmune) le vescicole sono riuscite a ridurre l'infiammazione e i sintomi associati alla malattia. La ricerca è stata sostenuta anche da AISM con la sua Fondazione, FISM.

 

Tutte le cellule che fanno parte del sistema nervoso centrale (SNC) producono vescicole extracellulari, spiegano i ricercatori, e i messaggeri trasportati al loro interno contribuiscono a regolare diversi processi nell'organismo: dalla trasmissione sinaptica, alla neurodegenerazione, alla progressione dei tumori che colpiscono il SNC. Questo traffico vescicolare sembra essere particolarmente attivo nelle cellule della microglia (cellule che si occupano della prima e principale difesa immunitaria attiva del SNC) in caso di sclerosi multipla e nei modelli sperimentali con EAE.

 

In questo studio Furlan e colleghi hanno ingegnerizzato alcune cellule murine della microglia così che riuscissero a rilasciare delle vescicole extracellulari speciali. Queste vescicole mostravano infatti sulla loro superficie un segnale che funzionava come una bandierina, inviando il segnale “mangiami”. Le cellule cui erano dirette erano infatti soprattutto fagociti (cellule specializzate a inglobare altre cellule o parti di), come macrofagi e microglia, coinvolti nelle difese dell'organismo e in diverse patologie, quali i tumori e malattie neurodegenerative.

 

Le vescicole testate dai ricercatori erano state caricate con diversi tipi di messaggi, tra cui una molecola con azione antinfiammatoria (la citochina IL4). Queste  vescicole sono state iniettate a livello di una zona nota come cisterna magna, una cavità posta alla base dell'encefalo, che contiene liquido cerebrospinale ("liquor"), così che potessero raggiungere direttamente il cervello e il midollo spinale. I ricercatori hanno osservato che queste piccole vescicole erano capaci di indurre risposte antinfiammatorie anche in vivo, come mostrato dall'aumento di alcuni marcatori molecolari antinfiammatori e dalla riduzione del danno tissutale.

 

«La ricerca mostra che le vescicole extracellulari possono essere utilizzate come piccoli shuttle per trasferire una grande varietà di molecole, anche in simultanea», spiega Roberto Furlan. «Si tratta di un sistema innovativo di somministrazione di farmaci e potrebbe aiutare a combattere diverse malattie a base neuroinfiammatoria».

 

Extracellular vesicles containing IL4 modulate neuroinflammation in a mouse model of multiple sclerosis
Casella G, Colombo F, Finardi A, Descamps H, Ill-Raga G, Spinelli A, Podini P, Bastoni M, Martino G, Muzio L, Furlan R.
Molecular Therapy Vol. 26 No 9 September 2018

 

Questo progetto di ricerca è stato finanziato grazie al Bando FISM con cui ogni anno AISM e la sua Fondazione mettono a disposizione fondi per i ricercatori e rinnovano l’impegno a ottenere risultati di qualità che possano migliorare in maniera concreta la vita delle persone con SM.