Presentato ad ECTRIMS il poster di uno studio promosso da AISM e la sua Fondazione. Una nuova frontiera tra neuroriabilitazione e risonanza magnetica. L'intervista al coordinatore Giampaolo Brichetto
Nella foto: Giampaolo Brichetto
Nasce dalla ricerca che AISM progetta e conduce direttamente con propri ricercatori un interessante contributo sull'immaginazione motoria nella riabilitazione - Brain activity during motor imagery in multiple sclerosis - presentato come poster all'annuale incontro ECTRIMS (European Committee for Treatments and Research in Multiple Sclerosis), che si svolge dal 10 al 13 settembre 2014 a Boston (USA). Abbiamo intervistato il coordinatore dello studio, Giampaolo Brichetto.
In cosa consiste lo studio che presentate a ECTRIMS?
«È uno studio non ancora pubblicato, svolto in collaborazione con l'Università di Genova e il Mount Sinai Hospital di New York (USA). Siamo partiti dalla teoria della simulazione, che fornisce un’interpretazione di quanto accade sia a livello cerebrale che comportamentale quando immaginiamo di eseguire un'azione rispetto a quando la svolgiamo realmente».
Si è visto se l'immaginazione motoria funziona anche nelle persone con sclerosi multipla e soprattutto a cosa serve studiarla?
«Si tratta di ricerche molto recenti, che hanno studiato la capacità di immaginare il movimento in persone con Sclerosi Multipla. In letteratura sono presenti solo pochi studi a riguardo; tra questi uno studio condotto dal gruppo belga di Heremans[1], ed uno pubblicato dal gruppo FISM (Tacchino et al 2013 [2]). Questi studi hanno come obiettivo una maggiore conoscenza della capacità di immaginazione motoria nella SM rispetto ai soggetti sani, necessario per capire quanto è preservata, e soprattutto il suo eventuale utilizzo per migliorare l’efficacia dell’attività riabilitativa».
E come funziona?
«Le evidenze da noi raccolte nello studio 2013 dimostravano come nelle persone con SM la capacità di immaginare un movimento si modifica rispetto ai soggetti sani. In particolare abbiamo visto che, nella SM la capacità di immaginare un movimento risulta più veloce rispetto alla capacità di eseguirlo realmente, mentre nei sani le due abilità vengono messe in atto con le stesse tempistiche. Nel primo studio, però, non avevamo utilizzato la risonanza magnetica e dunque non avevamo osservato cosa accadeva nell'attivazione delle strutture encefaliche deputate a quel movimento.
Dunque, in questo secondo studio quale novità avete introdotto?
«Abbiamo eseguito un esperimento in risonanza magnetica in cui veniva richiesto in prove differenti di eseguire un movimento o di immaginarlo. In particolare una persona teneva in mano una pallina di gommapiuma e doveva o premerla realmente oppure immaginare di premerla. Il tutto mentre la risonanza magnetica registrava l’attività cerebrale. Il protocollo è stato ripreso da uno studio su soggetti sani condotto da un gruppo giapponese[3]».
Cosa intendevate verificare?
«Questo studio doveva consentire di valutare cosa accade all’attività encefalica in persone con SM e se, come riscontrato in molti studi su soggetti sani, le aree attivate durante il movimento reale sono sovrapponibili a quelle attivate durante l’immaginazione dello stesso movimento. Inoltre intendevamo osservare se la discrepanza di velocità tra movimento reale ed immaginato, evidenziata nel primo studio, fosse correlata con l'andamento di malattia: volevamo vedere se ad una maggiore presenza di disabilità dovuta all'evoluzione di malattia corrispondesse un maggiore declino della correlazione tra immaginazione motoria e movimento reale.
Quante persone hanno partecipato?
«Abbiamo effettuato lo studio su 20 persone con SM-RR, 17 persone con CIS (persone con primo episodio di ipotetica SM seppure non ancora conclamata) e 20 soggetti sani. Tutte hanno effettuato il protocollo in risonanza».
Cosa avete osservato dunque nelle aree cerebrali attivate durante il movimento reale e durante quello immaginato?
«Si vede che c'è una sovrapposizione delle aree attivate durante il movimento immaginato rispetto a quello reale. Tuttavia nella SM-RR si registra anche un'attivazione di altre aree, non attivate nei soggetti sani. Sono attivazioni compensatorie: l'encefalo non avendo più la stessa capacità di attivazione presente in un soggetto sano, si adatta plasticamente attivando aree limitrofe a quelle deputate al movimento in questione e che tipicamente sono coinvolte in funzioni differenti da quelle motorie o di immaginazione motoria. E questo tipo di attivazione risulta più accentuata man mano che la disabilità progredisce. Le persone con CIS sono più simili alle sane, le persone con SM-RR mostrano attivazioni maggiori delle persone con CIS e molto superiori rispetto a quelle sane. Si è visto che la capacità di immaginazione risulta tanto più alterata quanto più aumenta la disabilità».
Conclusioni?
«Quello che possiamo dire è che pur non avendo ancora la possibilità di una ricaduta immediata dal punto di vista riabilitativo, ora abbiamo maggiori conoscenze su come funziona l'immaginazione motoria nella SM, non solo dal punto di vista comportamentale, come visto nel primo studio su persone con forme miste di malattia, ma anche dal punto di vista neurofisiologico come in questo secondo studio focalizzato su persone nella fase iniziale di malattia e con disabilità molto bassa. Quello che ora dobbiamo provare a verificare è se allenando il movimento immaginato con training specifici possiamo avere un effetto sul movimento realmente eseguito. Infatti, i dati preliminari del primo studio sembravano indicare che ci potesse essere un effetto migliorativo dell'immaginazione sull'esecuzione reale del movimento. Ora che abbiamo dati anche su come funziona l’immaginazione motoria nella SM a livello della struttura cerebrale, possiamo essere più precisi nell’identificare protocolli riabilitativi basati su tale tecnica e calibrati in funzione del compito motorio richiesto.
Perché AISM deve sostenere queste ricerche in neuroriabilitazione?
«La neuroriabilitazione negli anni ha acquisito, grazie alle tecniche di risonanza magnetica o di neurofisiologia come la stimolazione magnetica transcranica, una validità scientifica sempre più evidente. L’impatto terapeutico della neuroriabilitazione sulla persona con SM può essere considerato elevato. Dimostrare l'efficacia terapeutica della neuro-riabilitazione permette inoltre alla Associazione di essere più incisiva sulla rivendicazione del diritto alla riabilitazione presso le istituzioni preposte».
Nel caso di questa ricerca l’impatto deve ancora arrivare alle persone …
«Sì, questa ricerca non ha ancora impatto diretto sulle persone, però stiamo parlando di studi che nel 2012 non erano ancora pubblicati. Due anni fa non era ancora chiaro come l’immaginazione motoria potesse funzionare nella SM: ora siamo al punto in cui sappiamo come funziona e possiamo proseguire andando a verificare quali effetti possa avere sul miglioramento delle performance motorie. Come tutta la ricerca anche quella in neuroriabilitazione necessita di tempo affinché i risultati arrivino nella quotidianità. Tuttavia lavorando direttamente sulle persone con SM e non dovendo sottostare all’iter seguito da un farmaco prima della commercializzazione, riteniamo che i risultati ottenuti presenti nella pratica clinica in tempi molto più brevi».
Giuseppe Gazzola
Referenze
1) Heremans E, D'hooge AM, De Bondt S, Helsen W, Feys P . The relation between cognitive and motor dysfunction and motor imagery ability in patients with multiple sclerosis. Mult Scler. 2012 Sep;18(9):1303-9
2) Tacchino A, Bove M, Pedullà L, Battaglia MA, Papaxanthis C, Brichetto G. Imagined actions in multiple sclerosis patients: evidence of decline in motor cognitive prediction. Exp Brain Res. 2013 Sep;229(4):561-70.
3) Mizuguchi N1, Nakata H, Hayashi T, Sakamoto M, Muraoka T, Uchida Y, Kanosue K. Brain activity during motor imagery of an action with an object: a functional magnetic resonance imaging study. Neurosci Res. 2013 Jul;76(3):150-5.