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28/01/2022

Mind Wandering, misurare il fantasticare con la mente per migliorare la riabilitazione delle persone con sclerosi multipla

 

In inglese lo chiamano Mind Wandering (MW): quella attività di fantasticare, viaggiare con la mente, sognare a occhi aperti che riguarda tutti. E tanto: si stima infatti che circa metà del nostro tempo sia passata a fantasticare, in maniera del tutto spontanea in alcuni casi o volontaria, in altri. Il Mind Wandering è qualcosa che si può misurare: esistono scale dedicate, ma finora non era chiaro se questi strumenti potessero essere usati non solo nelle persone sane ma anche in quelle con sclerosi multipla (SM). Oggi, uno studio appena pubblicato su Multiple Sclerosis and Related Disorders e realizzato grazie al supporto di AISM con la sua Fondazione Italiana Sclerosi Multipla (FISM), mostra che la versione italiana della Mind Wandering Scale può effettivamente essere utilizzata anche per le persone con sclerosi multipla. Perché è importante farlo? Perché il fenomeno del Mind Wandering è collegato ad alcuni aspetti che potrebbero tornare utili nella valutazione del paziente e nella gestione della malattia.

 

A raccontarlo è Jessica Podda, ricercatrice dell'Area di ricerca scientifica della FISM, prima autrice del paper. «Concentrarsi sullo studio della personalità nella valutazione di un paziente è importante quando parliamo di malattie croniche e progressive come la sclerosi multipla, poiché alcuni tratti di personalità possono aiutare a capire come la persona affronta la malattia – spiega – e, inoltre, sappiamo che il Mind Wandering appare associato ad alcuni specifici aspetti della personalità, ma soprattutto a disturbi dell'umore, come ansia e depressione, che colpiscono in maniera più elevata le persone con sclerosi multipla». In particolare, ricordano Podda e colleghi, seguendo le cinque dimensioni di personalità individuate dalla Teoria dei Big Five, le persone con sclerosi multipla sembrano mostrare livelli più bassi di alcuni tratti di personalità, come coscienziosità o apertura mentale, mentre risultano essere più elevati quelli di instabilità emotiva (o nevroticismo).

 

Sulla base di questo, e di altre evidenze accumulate in letteratura relativi al Mind Wandering e ai disturbi dell'umore, i ricercatori hanno sottoposto 170 persone con sclerosi multipla a una serie di test. Lo scopo era quello di validare la scala usata nella popolazione sana per misurare il Mind Wandering anche nelle persone con sclerosi multipla, e per farlo i pazienti hanno risposto non solo a questo questionario ma sono stati sottoposti a valutazioni anche con scale diverse, per indagare appunto la personalità e i disturbi dell'umore. I risultati confermano la presenza di due costrutti distinti (MW spontaneo e MW deliberato) anche nelle persone con sclerosi multipla. Inoltre, sono dimostrate alcune correlazioni ipotizzate, come quella tra MW deliberato e coscienziosità, e MW sia spontaneo che deliberato e instabilità emotiva. In aggiunta, è stata osservata una correlazione tra Mind Wandering spontaneo e sintomi di ansia e depressione, confermando le evidenze che sostengono come i disturbi di umore possono portare la mente “a vagare” senza un controllo intenzionale e volontario, riprende Podda: «Ad esempio, molto spesso il MW è associato a fenomeni di ruminazione, cioè processi cognitivi disfunzionali e disadattivi focalizzati su stati emotivi negativi interni, a loro volta indicatori di insorgenza di un disturbo depressivo».

 

Passando in rassegna le ipotesi avanzate attraverso le analisi statistiche, i ricercatori concludono che la scala per misurare il MW ha proprietà psicometriche solide anche nelle persone con sclerosi multipla. «Questo significa che possiamo utilizzarla per avere una valutazione più approfondita di un fenomeno pervasivo significativamente associato a domini che risultano essere alterati nelle persone con sclerosi multipla (come umore, personalità e cognizione) – conclude Podda – Inoltre, la capacità di rivolgere i pensieri al proprio mondo interno in maniera continua e totalizzante ha un costo emotivo considerevole, perciò è prioritario proporre interventi riabilitativi psicologici che aiutino ad avere maggiore consapevolezza dei pensieri intrusivi e dell’effetto di questi sul benessere personale, come un programma basato sulla mindfulness».

 

Referenza

Titolo: Mind wandering in people with Multiple Sclerosis: A psychometric study

Rivista: Mutilple Sclerosis and Related Disorders

Autori: Jessica Podda, Andrea Tacchino, Ludovico Pedullà, Margherita Monti Bragadin, Mario Alberto Battaglia, Giampaolo Brichetto, Michela Ponzio

Doi: https://doi.org/10.1016/j.msard.2022.103521

 

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Nella foto in alto: un'immagine da reportage Under Pressure - Living with MS in Europe. Spagna 2011 @ Lurdes R. Basoli