Dai risultati – pubblicati sulla rivista Cell Metabolism - emergono gli effetti positivi della dieta a livello del microbiota intestinale e sul sistema immunitario nel modello animale della sclerosi multipla (SM). Attenzione però: ad oggi nessun regime alimentare può essere indicato come trattamento della SM.
Il ruolo della dieta e dello stile di vita è un argomento di grande interesse per le persone con sclerosi multipla (SM). In particolare, le abitudini alimentari sono state considerate come un potenziale fattore di rischio per la SM. Tuttavia gli studi che affrontano in modo scientifico l’argomento sono ancora pochi. Mancano perciò dati scientifici affidabili per sostenere questo rischio.
Molti studi recenti evidenziano l'importanza della complessa interazione tra nutrizione, metabolismo e risposte immunitario-infiammatorie nella sclerosi multipla e in particolare indicano l’importante ruolo della flora intestinale. Da queste ricerche emerge che batteri che compongono la flora intestinale e i loro metaboliti hanno il potenziale per influenzare le risposte immunitarie regolando la differenziazione nell'intestino dei linfociti T, cellule che sappiamo avere un ruolo chiave nello sviluppo della sclerosi multipla.
Uno studio recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Cell Metabolism ha osservato che ridurre drasticamente le calorie due volte a settimana può modificare l'ambiente immunitario e il microbioma intestinale e potenzialmente può modificare il decorso della malattia. La ricerca - coordinata dalla dottoressa Laura Piccio della Washington University di Saint Louis in America insieme alla dottoressa Yanjiao Zhou della University of Connecticut Health Center in America - è stata in parte finanziata anche da AISM e la sua Fondazione.
«Il microbioma intestinale, ovvero la comunità dei microbi nell'intestino, non solo ci aiuta a digerire il nostro cibo e a sintetizzare vitamine e amminoacidi. Aiuta anche il nostro sistema immunitario a svilupparsi e a maturare. Un cambiamento nella composizione della flora intestinale potrebbe avere effetti sul nostro sistema immunitario. La dieta può regolare la funzionalità del nostro intestino ed è importante studiare in modo scientifico come la dieta possa influenzare il nostro sistema immunitario a nostro favore», ha commentato la dottoressa Piccio.
I ricercatori hanno dimostrato nel modello sperimentale di sclerosi multipla, l’EAE (encefalite autoimmune sperimentale), che un digiuno intermittente migliora il decorso clinico della malattia. Nei due gruppi di studio, uno poteva mangiare liberamente, mentre il secondo poteva mangiare a giorni alterni per quattro settimane prima di indurre la malattia. Il gruppo che ha digiunato a giorni alterni ha mostrato meno probabilità di sviluppare segni di danni neurologici, come difficoltà a camminare, debolezza degli arti e paralisi. Alcuni degli animali che seguivano il regime di digiuno intermittente hanno sviluppato sintomi simili a quelli della sclerosi multipla, ma sono apparsi dopo e in forma meno grave rispetto a quelli che hanno mangiato senza limitazioni ogni giorno.
Il digiuno intermittente ha portato ad un aumento della ricchezza batterica intestinale, in particolare delle famiglie di batteri Lactobacillaceae, Bacteroidaceae, e Prevotellaceae e ha migliorato le vie metaboliche microbiche. Inoltre, ha determinato un cambiamento delle cellule T nell'intestino con una riduzione della produzione di IL-17 (una molecola coinvolta nello sviluppo della risposta autoimmune) e un aumento delle cellule T regolatorie, fenomeni positivi quando si considera la sclerosi multipla. Anche il trapianto del microbiota intestinale dal gruppo a digiuno in altri animali con EAE che seguivano una dieta normale ha determinato un miglioramento della malattia. Ciò suggerisce che gli effetti del digiuno intermittente sono almeno parzialmente mediati dalla flora intestinale. I ricercatori hanno condotto anche uno studio pilota analogo in 16 persone con sclerosi multipla limitando le loro calorie a giorni alterni per due settimane. Le loro analisi hanno rilevato cambiamenti immunitari e sulla flora intestinale simili a quelli visti nei modelli sperimentali di SM.
Queste ricerche hanno creato le basi per uno studio clinico randomizzato più ampio e di più lunga durata attualmente in corso presso la Washington University di Saint Louis, sempre diretto dalla dottoressa Laura Piccio. I nuovi risultati consentiranno di analizzare più da vicino gli effetti della dieta sulle cellule del sistema immunitario e il microbiota intestinale in pazienti con SM recidivante-remittente. Potenzialmente si potrà capire se una restrizione alla dieta può anche alleviare i sintomi per le persone con sclerosi multipla.
Vale la pena sottolineare ancora una volta che si tratta di risultati sperimentali, e che ad oggi non esistono regimi dietetici o alimentari indicati come trattamento per la sclerosi multipla. In base alle conoscenze attuali, il ruolo della dieta nella sclerosi multipla non è quello di curare la malattia o di sostitursi alle terapie che sappiamo in base a dati scentifici essere efficaci. La ricerche condotte dalla dottoressa Piccio suggeriscono che la dieta e in particolare un regime di digiuno intermittente potrebbero rappresentare un intervento di supporto da praticare in parallelo alle attuali terapie. Mangiare in modo sano fa bene a tutti, ed è specialmente importante per le persone con sclerosi multipla. Ma non esistono diete miracolose, e non ci sono evidenze che il solo cambiamento delle abitudini alimentari possano influire sul decorso della malattia.
Referenza
Intermittent Fasting Confers Protection in CNS Autoimmunity by Altering the Gut Microbiota
Francesca Cignarella, Claudia Cantoni, Laura Ghezzi, Amber Salter, Yair Dorsett, Lei Chen,4 Daniel Phillips, George M. Weinstock, Luigi Fontana, Anne H. Cross, Yanjiao Zhou, and Laura Piccio.
Cell Metabolism 27, 1222–1235, June 5, 2018
Questo progetto di ricerca è stato finanziato con il Bando FISM con cui ogni anno AISM e la sua Fondazione mettono a disposizione fondi per i ricercatori e rinnovano l’impegno a ottenere risultati di qualità che possano migliorare in maniera concreta la vita delle persone con SM.