Smartwatch e smartphone, braccialetti e magliette intelligenti. Di dispositivi elettronici indossabili si parla da un po' in medicina. Monitorare e tener traccia di parametri facilmente acquisibili, come movimento, velocità della camminata, battito cardiaco, le ore di sonno dormite, sono possibilità preziose soprattutto nel campo delle patologie croniche, come la sclerosi multipla.
Ma come li utilizziamo oggi e come potremmo trarne i massimi benefici in futuro? Cosa dovrebbero monitorare questi dispositivi e come potrebbero migliorare la gestione della malattia?
A rispondere oggi è una review pubblicata su un numero speciale di Multiple Sclerosis Journal dedicato alla riabilitazione, a firma di ricercatori guidati da Giampaolo Brichetto, coordinatore della ricerca in riabilitazione di AISM.
I dispositivi indossabili, e app collegate, sono ormai una realtà. Generalmente economici, facili da indossare, poco intrusivi e oggettivi, spiegano i ricercatori, possono essere utilizzati sia per il monitoraggio della patologia che per migliorarne la gestione: «In media i clinici vedono i propri assistiti ogni tot mesi, ma in un anno la persona e la malattia sperimentano tantissime fluttuazioni», racconta Brichetto. «La possibilità grazie ai dispositivi indossabili di aver accesso a un monitoraggio continuo, ed eventualmente a consigli su come intervenire – per esempio con inviti a muoversi di più – aiuta il paziente ad avere consapevolezza di sé e della malattia, oltre che permette di fornire un input da remoto ai clinici», riprende l'esperto. Più in generale, scrivono i ricercatori, le tecnologie digitali e in remoto possono svolgere un ruolo nel migliorare la sicurezza, il benessere nelle attività quotidiane e l'autonomia. Tuttavia, come sottolinea Ludovico Pedullà, «le persone con sclerosi multipla devono poter essere indipendenti ma non lasciate da sole nell’utilizzo di questi dispositivi. È quindi fondamentale intraprendere un percorso di educazione che coinvolga clinici, ricercatori e persone con SM».
La ricerca sull'applicazione dei dispositivi indossabili nella sclerosi multipla è ancora in corso, scrivono gli autori, e servono ancora studi per comprendere appieno affidabilità e accuratezza. Ad oggi l'utilizzo di queste tecnologie indossabili riguarda soprattutto il monitoraggio delle attività motorie e la trasmissione delle informazioni ai clinici, ma nell'immediato futuro smartwatch, smartphone e tessuti intelligenti potrebbero far ben di più, monitorando per esempio gli aspetti cognitivi ed emozionali collegati alla malattia. «In questo modo possiamo avere a disposizione un monitoraggio a tutto tondo della persona, un aiuto per comprendere come i diversi aspetti della malattia sono collegati tra loro», racconta Jessica Podda. A cosa serve? A gestire per esempio meglio gli interventi di riabilitazione: «Se ho indicazioni su un paziente che mi dicono che un disturbo cognitivo lieve e depressione gli impediscono di lavorare full time, possiamo immaginare di gestire la riabilitazione così da ridurrei sintomi, consentire al paziente di tornare a lavorare full time e recuperare in qualità di vita».
Ad oggi l'applicazione di dispositivi indossabili, per il monitoraggio della malattia, va considerata ancora per lo più potenziale, spiega Andrea Tacchino, auspicando che queste tecnologie diventino sempre più trasparenti, non invasive e non intrusive: «L'ideale è che i dispositivi si attivino al momento opportuno per non intralciare le vita delle persone». In prospettiva, conclude il ricercatore, “questo tipo di dati continui e integrati potranno aiutare il passaggio da una prospettiva di cura, riabilitativa e non, da modello prestabilito a modello personalizzato: quando serve e costruito sulla persona». Che preveda l'intervento della persona stessa.
Qualcosa che si muove in questa direzione esiste già, spiegano gli autori, citando due progetti per il monitoraggio continuo delle persone con sclerosi multipla, a livello di sperimentazione. Sono il progetto RADAR-CNS, che coinvolge non solo persone con SM, ma anche con epilessia e depressione e il progetto sostenuto dalla FISM chiamato MappingMS. Questo sistema, basato su smartphone e un dispositivo indossabile discreto, prevede l'intervento del medico solo quando i parametri relativi alle performance del paziente peggiorino ulteriormente oltre una soglia. Fornendo interventi di cura tempestivi e appropriati, MAppingMS potrebbe avere un forte impatto sui percorsi assistenziali integrati consentendo anche una riduzione dei costi. Inoltre, potrebbe contribuire a responsabilizzare i pazienti a essere essi stessi i principali attori nella gestione della loro salute.
Referenza
Titolo: Beyond center-based testing: understanding and improving functioning with wearable technology in MS
Autori: Giampaolo Brichetto, Ludovico Pedullà, Jessica Podda and Andrea Tacchino.
Rivista: Multiple Sclerosis Journal 1–10
DOI: https://doi.org/10.1177/1352458519857075