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30/05/2023

L’importanza di capire la sclerosi multipla molto prima che si manifesti: vie per la prevenzione

Maria Pia Amato al Congresso FISM ha mostrato quello che la ricerca sta scoprendo sulla “fase prodromica” della sclerosi multipla. Cosa si può fare per rallentare o fermare la trasformazione dei segnali premonitori nella malattia vera e propria.


Si chiama “fase prodromica” della sclerosi multipla e, secondo le ultime ricerche, manda segnali della propria presenza già diversi anni prima che si manifestino i sintomi clinici tipici della malattia.

 

Ne ha parlato al Congresso FISM la professoressa Maria Pia Amato (Università degli Studi di Firenze, Direttore della SOD Complessa Riabilitazione Neurologica, AOU Careggi, Firenze, e responsabile del Centro SM AOU Careggi, Firenze).


«Negli ultimi 5-10 anni – ha spiegato la professoressa - si sta consolidando una sostanziosa ricerca relativa alla fase preclinica o meglio prodromica della sclerosi multipla. Sono stati identificati una serie di segnali (marcatori) che caratterizzano questa fase e possono consentirci di identificare strategie di prevenzione primaria e secondaria della malattia». 

 

La fase prodromica, come si intuisce dalla parola stessa, indica un periodo della vita che precede la manifestazione clinica di una malattia, nel quale tuttavia si possono già riscontrare segnali che indicano il rischio di un’evoluzione patologica. Arrivare sempre prima a capire i segnali dei prodromi di SM permetterà sempre di più di intervenire in tempo per prevenire questo rischio.

 

La ricerca in corso sui prodromi delle malattie neurologiche e autoimmuni

La ricerca sulle fasi prodromiche riguarda molte malattie, non solo la sclerosi multipla: «in altre patologie, neurologiche e non, come Alzheimer, Parkinson o in malattie infiammatorie come artrite reumatoide – conferma Amato - questo percorso di ricerca è molto più avanzato che nella sclerosi multipla, perché sono stati identificati dei biomarcatori affidabili».

 

Quali sono dunque i segnali che una persona sta vivendo la fase prodromica della sclerosi multipla? 
«In Canada e nel Regno Unito – ricorda Amato – sono stati effettuati studi su grandi numeri, incrociando i dati dei Registri di Sclerosi Multipla con i dati amministrativi dei sistemi socio-sanitari. Emerge che nei 5 anni precedenti la diagnosi in Canada e addirittura nei dieci anni precedenti la diagnosi nel Regno Unito le persone cui poi verrà fatta la diagnosi denotano una frequenza di accesso ai sistemi sanitari decisamente maggiore rispetto al resto della popolazione di pari età e condizioni socio-demografiche. Inoltre sono stati identificati una serie di sintomi che fanno parte del prodromo: fatica, disturbi di ansia e depressione, disturbi cognitivi, emicrania,cefalea, dolore, disturbi sfinterici e intestinali, disturbi del sonno. Un insieme di disturbi abbastanza aspecifici, comuni anche nella popolazione generale. Per questo, al di là dei sintomi riscontrabili negli anni precedenti la diagnosi, è importante individuare biomarcatori che con maggiore precisione possano indicare il rischio di avere la sclerosi multipla».

 

Il neurofilamento a catena leggera

«Nel campo della sclerosi multipla abbiamo avuto la conferma che esiste un segnalatore di tipo biologico presente già nella fase prodromica: il neurofilamento a catena leggera», spiega ora Amato.

 

I neurofilamenti sono strutture proteiche che fungono da impalcatura solo per le cellule neuronali. Individuarne un alto livello di neurofilamenti nel sangue indica che, a monte, si è verificato un danneggiamento nei neuroni, di cui quei neurofilamenti sono i ‘detriti’.

 

«Uno studio condotto a Boston da Kjetil Bjornevik e Alberto Ascherio (vedi sotto, bigliografia) sui campioni biologici prelevati  in maniera seriata nei militari di leva  - ricorda Amato – ha messo a confronto un gruppo di giovani soggetti che poi nel tempo avrebbe sviluppato la SM e un gruppo di controllo che non ha mai sviluppato la malattia, evidenziando come nel primo gruppo già sei anni  prima dello sviluppo clinico della SM c’era un significativo aumento dei livelli di neurofilamenti, che poi subiva un incremento più brusco nell’anno di comparsa del primo sintomo».

 

Maria Pia Amato Congresso FISM

 

Le ricerche sulle sindromi radiologicamente isolate

Un altro supporto all’identificazione precoce di questa fase arriva dalla risonanza magnetica che può identificare incidentalmente, pur in assenza di sintomi tipici della sclerosi multipla, la presenza di alcune alterazioni di segnale nella materia sostanza bianca che sono suggestive della SM. Le chiamiamo Sindromi Radiologicamente Isolate (RIS). 

 

«Sono condizioni rare: riguardano lo 0,05% stimato della popolazione generale- continua la professoressa Amato-. I fattori che possono segnalare un maggiore rischio di evolvere a sclerosi multipla conclamata sono l’età più giovanile, la presenza di bande oligoclonali nel liquor, la presenza di lesioni sottotentoriali e del midollo spinale viste alla risonanza magnetica. Altri studi mostrano che alti valori di neurofilamento, insieme alla presenza di bande oligoclonali, sono predittori di una conversione più rapida a SM».

 

 

Come prevenire l’evoluzione da RIS a SM e da fase prodromica a SM

Nel 2023 è stato pubblicato il primo studio in cui si è sperimentato un farmaco in uso nella sclerosi multipla (il dimetil fumarato) in persone in cui è stata riscontrata una sindrome radiologicamente isolata: «il trial ha evidenziato una riduzione dell’80% del rischio di conversione da RIS a SM nei soggetti trattati farmacologicamente rispetto ai controlli trattati con placebo -ricorda Amato - (vedi sotto, bibliografia).
 

Si tratta di un primo passo verso la medicina preventiva, anche se vanno ancora sciolti diversi nodi problematici: bisogna evitare le diagnosi sbagliate e identificare correttamente le RIS che siano veramente a maggior rischio di conversione ed è opportuno che se ne occupino Centri terziari con alta esperienza».


Ci sono poi altri trial in corso sull’uso precoce di un trattamento per la SM nelle forme RIS, con Ocrelizumab e con Teriflunomide. Uno studio italiano finanziato da FISM sta verificando in Italia se l’uso del vaccino antitubercolare possa fermare il passaggio da forma RIS a sclerosi multipla. 

 

Per i soggetti a rischio ma completamente asintomatici (ad esempio gemelli di pazienti, fumatori, soggetti obesi etc.) possiamo parlare di prevenzione primaria , nelle fasi  prodromiche e nelle RIS, quando l’esordio biologico della malattia è già avvenuto, invece, possiamo parlare di prevenzione secondaria. Come? Tenendo sotto controllo l’esposizione ai fattori di rischio ambientale: la carenza di esposizione al sole e di vitamina D, l’alimentazione non adeguata che genera disbiosi intestinale, il sovrappeso soprattutto in età adolescenziale, l’esposizione al fumo, ed, eventualmente nelle RIS ad alto rischio di evoluzione, instaurando precocemente il trattamento con i farmaci modificanti il decorso..

 

«La ricerca ha ancora molta strada davanti in questo campo – conclude Amato – e abbiamo intenzione di percorrerla con convinzione, soprattutto nell’ identificazione di altri biomarcatori, oltre alla risonanza magnetica e al neurofilamento, che possano meglio caratterizzare la fase prodromica e aprire percorsi efficaci di prevenzione primaria e secondaria».

 

BIBLIOGRAFIA

Sul neurofilamento nelle fasi prodromiche vedi:

Kjetil Bjornevik, Alberto Ascherio et al Serum Neurofilament Light Chain Levels in Patients With Presymptomatic Multiple Sclerosis Jama Neurology  2020 Jan 1;77(1):58-64.

 

Su dimetil fumarato nelle fasi RIS vedi:

Okuda DT,  Pelletier D et al Dimethyl Fumarate Delays Multiple Sclerosis in Radiologically Isolated Syndrome. Ann Neurol. 2023 Mar;93(3):604-614. Clinical Trial. 369

 

La realizzazione di questo evento è stata resa possibile con la sponsorizzazione non condizionante dei MAIN SPONSOR: Alexion Pharma Italy, Biogen Italia, Bristol-Myers Squibb, Horizon Therapeutics Italy, Merck Serono, Novartis Farma, nonché di Sanofi.

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