Uno studio sostenuto da AISM e la sua Fondazione, presentato ad ECTRIMS 2016, ha analizzato il rapporto tra riserva cognitiva e disoccupazione in persone con SM a esordio pediatrico. Ecco i risultati
C’è un modo di diventare ricchi che è alla portata di tutti: imparare a prendersi cura della propria crescita intellettiva. Questo principio, che non è vagamente retorico ma nasce da una recente ricerca finanziata dalla Fondazione di AISM e coordinata dalla professoressa Maria Pia Amato (Università di Firenze, Dipartimento di Neuroscienze, Area del Farmaco e Salute del Bambino - NEUROFARBA), vale certamente per i ragazzi cui è stata diagnosticata la SM.
Una sintesi dei primi risultati della ricerca è stata presentata in questi giorni al Congresso ECTRIMS attraverso uno specifico Poster («Cognitive impairment and lower cognitive reserve increase the risk of unemployment in patients with pediatric onset multiple sclerosis »), che a sua volta riassume e aggiorna una pubblicazione presentata on line, a febbraio, dal Multiple Sclerosis Journal («The cognitive reserve theory in the setting of pediatric-onset multiple sclerosis[1]»).
A testimonianza dell’importanza centrale che nella ricerca sta assumendo la questione cognitiva nella cura delle persone con SM, qualsiasi sia la loro età, il Congresso ECTRIMS ha affidato al gruppo della professoressa Amato anche una presentazione orale, dedicata specificamente ad uno studio sperimentale sulle possibili correlazioni tra «fattori di rischio ambientale, stili di vita e livello cognitivo» nell’evoluzione della malattia.
Livello cognitivo, riserva cerebrale e inserimento lavorativo nei giovani con SM
«Da diversi anni, la ricerca ha evidenziato come la “riserva cognitiva”, che viene costruita da ciascuno di noi negli anni con l’istruzione, l’abitudine alla lettura, il tipo di professione e le attività anche fisiche e sportive svolte nel tempo libero, abbia un ruolo nel contrastare l’insorgenza o il peggioramento di problematiche cognitive negli adulti con SM – spiega Amato -. Non ci sono, invece, informazioni sulla popolazione dei giovani adulti che hanno avuto la diagnosi di SM in età pediatrica. La nostra ricerca, svolta con l’apporto di 7 Centri SM italiani, è andata a studiare proprio un gruppo di 48 giovani adulti con SM a insorgenza pediatrica (POMS- Pediatric Onset Multiple Sclerosis), 28 femmine e 20 maschi, per valutare le relazioni tra il tipo di inserimento lavorativo e di professione svolta in età adulta da ciascun soggetto studiato con le prestazioni cognitive e la riserva cognitiva».
Senza entrare nei dettagli di una ricerca complessa, che ha scelto di stimare la riserva cognitiva dei singoli tramite il livello di istruzione e il ‘quoziente intellettivo’ precedente alla diagnosi: «possiamo affermare – dice Amato – che la presenza di un basso quoziente intellettivo e di una scarsa riserva cognitiva predicono, nei soggetti studiati, un più elevato rischio di disoccupazione in età adulta. I nostri risultati suggeriscono dunque la necessità di un regolare monitoraggio del funzionamento cognitivo in soggetti con POMS e la potenziale utilità di interventi focalizzati sull’arricchimento intellettuale in questa popolazione».
Note
[1] Pastò L, Portaccio E, Goretti B, Ghezzi A, Lori S, Hakiki B, Giannini M, Righini I, Razzolini L, Niccolai C, Moiola L, Falautano M, Simone M, Viterbo RG, Patti F, Cilia S, Pozzilli C, Bianchi V, Roscio M, Martinelli V, Comi G, Trojano M, Amato MP; MS Study Group of the Italian Neurological Society. The cognitive reserve theory in the setting of pediatric-onset multiple sclerosis. Mult Scler. 2016 Feb 11. pii: 1352458516629559. Studio finanziato da Fondazione Italiana Sclerosi Multipla (Grant No. 2014/R/2).