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28/06/2023

Una nuova scoperta della genetica sulla progressione della SM

Pubblicato oggi su Nature uno studio internazionale cui hanno contribuito anche ricercatori italiani supportati da AISM con la sua Fondazione. Scoperta una variante genetica associata a una progressione più rapida della disabilità. Un nuovo passo per la prevenzione primaria della SM e lo sviluppo di farmaci capaci di rallentare la progressione di malattia.

Uno studio multicentrico internazionale cui ha contribuito anche la ricerca italiana, e in particolare anche AISM con la sua Fondazione, ha identificato ha identificato la prima variante genetica associata a una progressione più rapida della sclerosi multipla.
Pubblicato oggi sulla prestigiosa rivista Nature, lo studio è stato condotto su oltre 22.000 persone con sclerosi multipla (SM) ed è frutto di un’ampia collaborazione internazionale di oltre 70 istituzioni di tutto il mondo.
Dopo aver analizzato oltre sette milioni di varianti genetiche, i ricercatori ne hanno trovata una associata a una progressione più rapida della malattia.

 

In Italia la ricerca è stata condotta all’interno del network italiano PROGEMUS, che è a sua volta parte dell’IMSGC - International Multiple Sclerosis Genetics Consortium, ed è stata coordinata dalla professoressa Sandra D’Alfonso (Università del Piemonte Orientale, Novara), dal professor Filippo Martinelli Boneschi (Università degli Studi di Milano) e dalla dottoressa Federica Esposito (IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano).

 

AISM con la sua Fondazione supporta da anni i ricercatori italiani coinvolti in questi network, come evidenzia il Presidente FISM Mario A. Battaglia: «Negli ultimi 50 anni la nostra Fondazione ha investito molto nella ricerca genetica e continuerà a farlo perché, come esplicita l’Agenda della Sclerosi Multipla e Patologie correlate 2025, solo in questo modo si potrà arrivare a capire le cause e i fattori di rischio come condizione per sviluppare la prevenzione della SM prima che si manifesti e per individuare una cura risolutiva».

 

Per questo FISM ha sostenuto e continuerà a sostenere convintamente il network italiano PROGEMUS e i ricercatori che partecipano al network internazionale (IMSGC): «solo un’ampia collaborazione mondiale – aggiunge Battaglia – permette studi su larga scala che consentano di comprendere pienamente il rapporto tra geni e malattia nelle sue diverse forme e modalità di progressione. Sempre più le risposte attese dalle persone arriveranno dalla capacità di connettere i cosiddetti “big data”, i dati provenienti da grandi numeri di persone».

 

La variante genetica individuata nello studio si trova tra due geni senza precedente associazione alla SM, chiamati DYSF e ZNF638. Il primo è coinvolto nella riparazione delle cellule danneggiate, il secondo aiuta a controllare le infezioni virali. La vicinanza della variante a questi geni suggerisce che potrebbero essere coinvolti nella progressione della malattia.
«Questi geni sono normalmente attivi nel cervello e nel midollo spinale, e non nel sistema immunitario», afferma il professor Adil Harroud (McGill University, Montreal), primo autore dello studio, che aggiunge: «i risultati suggeriscono che la resilienza e la riparazione nel sistema nervoso determinano il corso della progressione della SM e che dovremmo concentrarci su queste parti della biologia umana per terapie più efficaci».


In pratica, come spiega il professor Sergio Baranzini (University of California, San Francisco), tra gli autori dello studio, «ereditare questa variante genetica da entrambi i genitori accelera di quasi quattro anni il tempo per avere bisogno di un ausilio per la deambulazione». 


I ricercatori italiani coinvolti nello studio internazionale Sandra D’Alfonso, Filippo Martinelli Boneschi e Federica Esposito sottolineano come questo lavoro rappresenti «un’importante svolta nell’ambito della medicina di precisione, in quanto potrebbe, per esempio, portare all’uso di terapie più aggressive sin dall’inizio in quei soggetti portatori di varianti genetiche sfavorevoli per la progressione. Inoltre, la conoscenza di questa variante e dei due geni in prossimità della variante potrebbe permettere di sviluppare nuovi farmaci che agiscano sul meccanismo d’azione di questi due geni e rallentino la progressione della malattia».

 

In questo quadro finalizzato a connettere dati sempre più ampi ricavati da ampie fette di popolazione con SM, AISM con la sua Fondazione ha lanciato dal 2022 il progetto BARCODING MS che, conclude Battaglia, «mira a integrare e rendere interoperabili, per persone con nuove diagnosi di sclerosi multipla, i dati clinici del Registro Italiano Sclerosi Multipla, le immagini di risonanza magnetica dell’Italian Network of Neuroimaging (INNI), i dati genetici e quelli generati dalla stessa persona con SM (Patient Reported Outcomes) in modo da costituire per ogni persona, una sorta di codice a barre che la caratterizzi in modo olistico e contribuire a definire le cause della malattia e una cura il più possibile personalizzata».

 

Come si dice, il futuro è di chi lo costruisce: AISM contribuisce a costruirlo sostenendo tutti i ricercatori italiani impegnati nel campo degli studi genetica, come evidenziato anche dal Compendio 2023 della ricerca sulla sclerosi multipla finanziata da FISM, che presenta i risultati ottenuti dai progetti di genetica condotti dalla professoressa Sandra D’Alfonso,  dal professor Francesco Cucca (Università degli Studi di Sassari – CNR Monserrato-Cagliari), della dottoressa Federica Esposito (IRCCS Ospedale San Raffaele, Milano) e anche gli studi su genetica e SM pediatrica coordinati dal dottor Angelo Ghezzi (Università Piemonte Orientale, Novara).

 


 

Riferimenti

Autori :International Multiple Sclerosis Genetics Consortium & Multiple MS Consortium
Titolo: Locus for severity implicates CNS resilience in progression of multiple sclerosis
Pubblicato su: Nature, 28 June 2023
DOI: 10.1038/s41586-023-06250-x